1979 IV° Convegno di Studi

AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI VITERBO & CENTRO DI STUDI SUL TEATRO MEDIOEVALE E RINASCIMENTALE & E.P.T. DI VITERBO

LA RINASCITA DELLA TRAGEDIA NELL’ITALIA DELL’UMANESIMO

VITERBO, 15 -16 -17 Giugno 1979

 

PROGRAMMA DEL CONVEGNO

Giovedì 14 giugno

Ore 18,00 Cinema «Trento», La Quercia

Proiezione continuata dei filmati relativi agli spettacoli dei precedenti convegni (1976, 1977, 1978):

  • Liturgia medioevale della Passione.
  • Detto del gatto lupesco.
  • De uxore cerdonis.

Venerdì 15 giugno

Ore 9,30 Sala delle Conferenze dell’Amministrazione Provinciale (via Saffi)

Apertura dei lavori

Saluto del Presidente dell’Amministrazione Provinciale di Viterbo, del Presidente dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo e del Sindaco di Viterbo.

Introduzione ai lavori di Federico Doglio, Direttore del Centro di Studi sul Teatro Medioevale e Rinascimentale.

Premiazione dei vincitori del bando di concorso per due borse di studio sul teatro.

Relatori

ETTORE PARATORE, Premesse classiche del teatro tragico latino del Trecento e Quattrocento, con particolare riferimento a Seneca.

ANASTASIO MEGAS, Commentatori e glossatori pre-umanisti delle tragedie di Sene­ca.

Ore 16,30

Ripresa dei lavori

Relatori

ANTONIO STAŰBLE, L’idea di tragedia nell’Umanesimo.

ERNESTO GRASSI, Storia del dramma teatrale come dramma del pensiero occiden­tale. Dramma sacro, profano ed assurdo.

Discussione

Ore 21,00 Chiostro di S. Maria del Paradiso

Rappresentazione della tragedia del XIII sec. «Ecerinis» di Albertino Mussato ad opera del Politecnico Teatro di Roma per la regia di Rino Galli.

Sabato 16 Giugno

Ore 10,00 Sala delle Conferenze dell’Amministrazione Provinciale

Prosecuzione dei lavori

Relatori

GIROLAMO ARNALDI, Il mito di Ezzelino da Rolandino a Mussato.

GIUSEPPE VECCHI, Una città, uno Studium, un dramma: l’Ecerinis di Albertino Mussato.

INNOCENTE TOPPANI, La presenza di Seneca nell’Ecerinis di Albertino Mussato: il si­gnificato di una scelta.

Ore 16,30

Ripresa dei lavori

Relatori

GUIDO PADUANO, La prototragedia e le categorie del discorso drammatico.

LAURA CASARSA, La “Progne” di Gregorio Correr.

Discussione

Ore 21,00 Chiostro di S. Maria del Paradiso

Replica della tragedia «Ecerinis».

Domenica 17 giugno

Ore 10,00 Sala delle Conferenze dell’Amministrazione Provinciale

Prosecuzione dei lavori

Relatori

MARISTELLA LORCH, La Michaelida di Ziliolo Zilii: commedia o tragedia?

JOSÈ LUIS GOTOR, Il carmen de casu Regis de Pedro Martire de Angleria e la tragicommedia “Fernadus servatus” di Marcellino Verardi.

MOSHE BARASCH, The Classical Mask of the Tragic Hero and Expression of Character and Emotion in Renaissance Art.

Discussione e conclusione dei lavori

Ore 21,00 Chiostro di S. Maria del Paradiso

Replica della tragedia «Ecerinis­».

Introduzione del prof. Doglio

Nel dare inizio ai lavori di questo IV Convegno intitolato alla “Rina­scita della Tragedia nell’Italia dell’Umanesimo”, non posso dissimu­lare un senso di vivo compiacimento per la realizzazione di un avve­nimento culturale, che, grazie alla collaborazione di illustri studiosi italiani e stranieri, nonostante le difficoltà della nostra vita sociale e politica, sta consolidandosi, anno dopo anno, in una tradizione che, per unanime riconoscimento di intellettuali e di operatori culturali, appare come elemento positivo e fondante nell’ambito dei nostri stu­di sulle origini del teatro europeo.

Quest’anno poi il compiacimento ha una ragione profonda che desidero manifestare pubblicamente. Quando, trent’anni fa, allievo di Ezio Franceschini e di Mario Apollonio, intraprendevo i miei stu­di sul teatro tragico in Italia, misurando tutta la difficoltà di una ri­costruzione storica e culturale di quel complesso fenomeno di crea­zione poetica e di imitazione raffinata, osservando come ormai, negli anni Cinquanta, anche i capolavori assoluti di quel “genere” dram­matico apparissero obsoleti ed avulsi dalla pratica scenica della vita teatrale moderna, pur tuttavia credevo nell’autentica potenzialità drammatica di quegli antichi testi, nella loro implicita ritualità, quin­di nella loro sostanziale rappresentabilità di fronte a un pubblico at­tuale.

Il compiacimento di oggi nasce dall’intuizione d’allora. Non sol­

Tanto nel campo degli studi di letteratura drammatica, una ricca serie di autorevoli e geniali contributi è venuta, recentemente, testimo­niando l’attenzione colta e sensibile d’alcuni dei nostri maggiori filologi, storici della drammaturgia e dell’arte rappresentativa, bensì an­che nel campo della sperimentazione teatrale, questi ultimissimi anni segnano il ritorno in scena di testi d’autori classici da secoli dimenti­cati.

La presenza, in questo nostro convegno, di storici delle lettera­ture classiche, quindi della tradizione autorevole della tragedia anti­ca, accanto a filologi sapienti ricostruttori di codici, a storici della vi­ta politica e culturale della civiltà comunale, e, infine, agli acuti e lu­cidi indagatori del senso tragico delle nuove tragedie umanistiche, dimostra ancora una volta questa rinascita critica della tragedia delle origini.

La sfida più grande, tuttavia, ricorrente nei nostri convegni, è costituita dalla sperimentazione scenica, dalla verifica teatrale, dei resti. Ogni anno, come è noto, noi offriamo alla riflessione dei colti, ma anche degli appassionati di spettacolo e, al pubblico popolare, un’occasione eccezionale nell’ambito della vita teatrale italiana di og­gi, la rappresentazione di un testo significativo del momento cultura­le analizzato e illustrato dal convegno, un testo rappresentativo co­me contributo alla rifondazione di un repertorio autentico del nostro teatro drammatico.

Gli studiosi ci diranno come, la riscoperta del corpus delle tra­gedie di Seneca e gli studi e i commenti e poi le imitazioni dotte ed appassionate, condotti e realizzati nei circoli padovani colti attorno a Lovato Lavati alla fine del XIII secolo, culminarono nella elabora­zione dell’Ecerinis di Albertino Mussato, la prima tragedia dell’Eu­ropa moderna. Altri ci mostreranno come questa corrente di sperimentazione drammaturgica dotta ed austera potè, sviluppatasi durante l’Umanesimo in varie parti d’Italia, erompere fuori dai confini patri e intrudere dei propri schemi ma anche dei propri furori, dei propri ideali, il grande teatro del Rinascimento.

Quel che io debbo sottolineare ora è soltanto che, in questa nuova tappa del nostro oculato procedere attraverso le forme origi­narie del nuovo teatro europeo, il discorso sull’Ecerinis non ignora alcuno dei momenti rappresentativi anteriori: l’esperienza del teatro liturgico che in essa si riflette, nella moralità fondamentale dell’opera ma anche nel rispecchiare la prassi già attiva nella vita pubblica pa­dovana (si ricordi la “Representatio Salutationis Angelice” realizzata a Padova, col concorso delle autorità civili e religiose nel XIII secolo, nel giorno dell’Annunciazione), così come la lezione giullaresca, che trasfigura l’orrida figura dell’efferato Ezzelino nella smorfia diaboli­ca e grottesca richiesta dall’immaginazione popolare, come, infine, la tradizione colta, quella appunto dei classici, che lo scorso anno era affiora la suggestivamente nella riproposta della “commedia elegiaca” e nella divertente rappresentazione del “De uxore cerdonis”.

Dicevo all’inizio che, nonostante le difficoltà, la consuetudine di questi nostri convegni-spettacoli viterbesi sembra consolidarsi in tra­dizione, per l’intelligente comprensione degli operatori politici e cul­turali della Provincia, per l’attenzione partecipe e favorevole dei cri­tici dei principali giornali, ma soprattutto per la collaborazione qua­lificata degli studiosi, per l’appassionata temerarietà degli attori e re­gisti coinvolti ogni anno in questa esperienza.

La nostra ambizione è di trasformare questo convegno, da un momento significativo della cultura universitaria e teatrale, come og­gi è, al risultato finale di una serie di iniziative (seminari, laboratori, corsi) che caratterizzino la vita intellettuale ed artistica di Viterbo, grazie all’attività continuativa del Centro di Studi sul Teatro Me­dioevale e Rinascimentale.

Allora, al di là del peso qualificante degli Atti del Convegno, ogni anno pubblicati, oltre il ricordo di spettacoli eccezionali (docu­mentati dalle riprese filmate che ormai stanno costituendo “pezzi” di una cineteca unica al mondo), ma ancor più alla simpatia di un in­contro libero fra studiosi e operatori di diverse età, scuole, discipli­ne, in un clima sereno, vi sarà la soddisfazione di aver corrisposto ef­ficacemente alla domanda culturale dei giovani, al loro desiderio di qualificazione artistica e professionale nelle discipline dello spettaco­lo (un settore in cui la crisi delle istituzioni pubbliche si fa sentire og­gi più che mai), e a cui il nostro Centro potrebbe dare un contributo insostituibile.

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