1989 XIII° Convegno di Studi

MINISTERO BENI CULTURALI E AMBIENTALI – UFFICIO CENTRALE PER I BENI LIBRARI E GLI ISTITUTI CULTURALI & MINISTERO TURISMO E SPETTACOLO & ENTE TEATRALE ITALIANO & COMUNE DI ROMA – ASSESSORATO ALLA CULTURA

IL CARNEVALE: DALLA TRADIZIONE ARCAICA ALLA TRADUZIONE COLTA DEL RINASCIMENTO

ROMA 31 MAGGIO – 4 GIUGNO 1989

CENTRO STUDI SUL TEATRO MEDIOEVALE E RINASCIMENTALE

 

PROGRAMMA

Mercoledì 31 Maggio

Ore 10.00

Inaugurazione del Convegno

Saluto del Presidente PAOLO BREZZI

Consegna dei premi ai vincitori delle Borse di Studio

Introduzione ai lavori di FEDERICO DOGLIO Direttore del Centro

Relatori

AUGUSTIN REDONDO, Le Carnaval: des rites sociaux aux jeux théâtraux.

Ore 16.00

Ripresa dei lavori

GIORGIO BRUGNOLI, L’esito delle festività ludiche antiche nell’Ordo Romanus.

GIOVANNI BATTISTA BRANZINI, L’arcaicità del carnevale: un falso antropologico.

FERDINANDO TAVIANI, Carnevale: tempo e dimensione.

Giovedì 1 Giugno

Ore 9.30

Prosecuzione dei lavori

Relatori

JEAN-CLAUDE AUBAILLY, Influences du Carnaval et de ses rites sul la création dramati­que au moyen age.

MICHEL GARCIA, Du témoignage historique au traitement littéraire: deux épiso­des carnavalesques castillans de la deuxième motié du XVeme siècle.

Ore 16.00

Ripresa dei lavori

CESARE POPPI, Il sesso degli angeli: strutture simboliche e riti di passaggio nei carnevali dell’arco alpino.

RENATO MORELLI, Antropologia visiva e carnevali tradizionali dell’arco alpino.

Ore 21.30 Cortile del Liceo Visconti – Piazza del Collegio Romano

«La guerra di Carnevale e di Quaresima» allestito da Il Gruppo della Rocca, regia di Roberto Guicciardini.

Venerdì 2 Giugno

Ore 9.30

Prosecuzione dei lavori

Relatori

GASTONE VENTURELLI, Forme arcaiche del teatro carnevalesco in Toscana.

Tavola rotonda su «La guerra di Carnevale e di Quaresima» con la partecipazione del regista e degli attori.

Ore 16.00

Ripresa dei lavori

PAOLA VENTRONE, Note sul carnevale fiorentino di età laurenziana.

ANGELA GUIDOTTI, I canti carnascialeschi del Lasca tra feste medicee e tradizione letteraria.

Ore 21.30 Cortile del Liceo Visconti – Piazza del Collegio Romano

«La guerra di Carnevale e di Quaresima» allestito da Il Gruppo della Rocca, regia di Roberto Guicciardini.

Sabato 3 Giugno

Ore 10.30

Prosecuzione dei lavori

Relatori

GIULIO F ERRONI, Morti dal ridere e carnevali letterari.

RICCARDO PACCIANI, L’ordinata trasgressione. Immagini del Carnevale fiorentino tra ‘400 e ‘500.

BIANCAMARIA BRUMANA, Permanenze della tradizione orale e travestimentali spirituali nei canti carnascialeschi.

Ore 16.00

Ripresa dei lavori

MARIANGELA TEMPERA, «I am not what I am»: travestimento come moltiplicazione di identità nel teatro rinascimentale inglese.

ADELIN FIORATO, Il Carnevale, occasione del novellare e argomento novellistico in alcuni novellieri del Cinquecento.

Ore 21.30 Cortile del Liceo Visconti – Piazza del Collegio Romano

«La guerra di Carnevale e di Quaresima» allestito da Il Gruppo della Rocca, regia di Roberto Guicciardini.

Domenica 4 Giugno Ore 11.00 Bagnaia, Villa Lante

Prosecuzione dei lavori

Saluto di BRUNO GNIGNERA, Presidente dell’Ente Provincia­le del Turismo di Viterbo e di ROSA TOROSATI, Assessore al­la Cultura dell’Amministrazione Provinciale di Viterbo

RINO GALLI, Il Carnevale Ronciglionese.

Conclusione dei lavori.

 

Introduzione del Prof. Doglio

Ringrazio il Presidente delle gentili espressioni, dei giudizi largamente generosi verso di me, anche se certamente equi verso i miei collaboratori. Non intendo illustrare partitamente il pro­gramma perché lo abbiamo, credo, tutti quanti; presenteremo cia­scuno dei relatori, ogni volta che uno dei nostri colleghi, ‘sarà di scena’ cominciando dal prof. Redondo, cui do il benvenuto, e che ringrazio di essere giunto da Paris IIIe per il nostro convegno. È la prima volta che è nostro gradito ospite ed è il primo dei relato­ri; tutti gli altri verranno presentati e introdotti dai colleghi che presiederanno le riunioni.

Il nostro convegno ha lo stile che ha sempre avuto, che ha cercato di avere sempre; come diceva il prof. Brezzi, è un conve­gno interdisciplinare ed è caratterizzato dalle presenze di perso­nalità di vari paesi d’Europa. La distinzione del nostro convegno, voi lo sapete, è di porsi come obiettivo, ogni volta, un tema, un fenomeno, un particolare momento della vita dello spettacolo in Europa, visto dall’osservatorio italiano. Poiché l’Europa, medie­vale e rinascimentale, sul piano culturale è un ‘Europa molto più unita di quella di oggi, che pure tende all’unità, noi cerchiamo di illuminare questi fenomeni e di documentare una storia che è an­cora da ricostruire. Noi sappiamo che c’è questo vuoto paradossa­le, nella storiografia teatrale contemporanea, che va dalla fine del­l’Impero Romano d’Occidente alla scoperta dell’America, per par­lare in termini scolastici. Ebbene, noi stiamo lavorando da quin­dici anni ormai, per tentare di colmare questo vuoto. (Abbiamo avuto, nel 1983, la Société Internationale pour l’Etude du Théâtre Médiéval, che è stata nostra ospite appunto a Viterbo, quando lavoravamo a Viterbo, ed è stato quindi un convegno in più che non viene contato nei nostri tredici). Quindi svolgiamo questa at­tività, che è interdisciplinare e che ha la peculiarità, unica in Eu­ropa, di continuare a operare ogni anno, su temi sacri o profani, latini o volgari e di abbinare tutto questo a uno spettacolo. È il nostro punto di forza, lo spettacolo, non è qualcosa di collaterale. Punto di forza perché noi vogliamo, con questa attività, coprire due mondi, due ambiti:1’ambito della storia del teatro e dello spet­tacolo; anzitutto 1’ambito prettamente culturale e universitario, con la raccolta degli atti dei nostri convegni. Per merito dei colle­ghi illustri di ogni parte del mondo, questi atti sono diventati li­bri di testo in alcune università, sono utili strumenti di lavoro e di studio. E questo è il coté universitario: il convegno che si con­solida in una serie di atti che costituiscono ormai una biblioteca specializzata; primo discorso. Secondo discorso, la proposta, pro­vocatoria spesso, alla pigrizia degli uomini di teatro italiani, ai re­gisti, agli imprenditori, agli uomini dalla responsabilità pubblica del teatro, alle compagnie, agli attori, di un repertorio che è dimenticato. Il nostro repertorio italiano, lo dico ogni anno, un po’ paradossalmente un po’ rabbiosamente, comincia sempre dalla Man­dragola del Machiavelli. Non si sa che cosa sia esistito prima d’al­lora. Oppure c’è qualche lauda di Iacopone, che viene servita co­sì, in quattro e quattro otto, come se fosse un ovvio fatto teatrale. E siamo fermi lì; poi si fanno i soliti Goldoni, Pirandello ecc. ecc.. Il nostro repertorio è poverissimo rispetto a quello di nazioni civi­li come la Francia, la Germania; e non parliamo dell’Inghilterra e perfino della Spagna, dove ci sono fior di compagnie che allesti­scono spettacoli classici ogni anno.

Questa situazione di pigrizia e di limitatezza culturale noi ten­tiamo di rompere, con tenacia, ogni anno con le nostre proposte. Certo che non abbiamo scoperto, ogni volta, una nuova Mandra­gola, ma non è questo che ci proponiamo; noi vogliamo mostrare al grande pubblico che, dalla fine del V secolo in poi, è esistita una successione frequente di eventi di spettacolo. Una presenza talvolta quasi inafferrabile, come la Coena Cypriani, quel mimo con­viviale del IX secolo che noi abbiamo osato far rappresentare in Piazza S. Carluccio a Viterbo, ed è stata una prova temeraria, alle prese con un testo privo di dialogo ma ricco solo di didascalie, che indicano i gesti degli attori, e, tuttavia, è stato accolto, dal pub­blico e dagli studiosi con vivo interesse.

Certo è stata una sfida alla routine. Quest’estate io la pre ­senterò ai Corsisti della Complutense all’Escorial, e mi auguro che gli studiosi spagnoli la sappiano apprezzare. Certamente noi non crediamo di aver fatto delle ‘edizioni critiche’ sceniche. Non esi­stono, voi lo sapete, le ‘edizioni critiche’ in teatro; in teatro esiste l’effimero, esiste il perituro che ogni sera muore e che la sera do­po è già diverso. Noi filmiamo, (con grave onere sulla sovvenzio­ne che ci dà il Mistero, ma è uno dei nostri fini istituzionali) per­ché non vogliamo che perisca lo spettacolo. Anche lo spettacolo più fortunato dei nostri non è vissuto più di due anni ed è stato già una bella cosa che noi ne avessimo favorito la presenza sulle scene italiane o negli spazi teatrali italiani: fontane, piazze, chio­stri, luoghi del Medioevo italiano, di cui è ricca la nostra patria. Ma più di due anni non dura; ebbene noi abbiamo la possibilità, col film, di farlo durare indefinitivamente. Perciò, abbiamo sem­pre speso i numerosi milioni che occorrono per filmare ogni spet­tacolo, che ora fa parte di una cineteca di cui siamo fieri. Con quello allestito in questi giorni, avremo 24 titoli a disposizione degli studiosi di tutta Europa, nel senso che noi siamo disponibili, al ser­vizio di questa riscoperta, di questa provocazione. Penso che sia interessante non solo per gli italiani, ma anche per gli stranieri, osservare le principali esperienze del teatro medievale in forma concreta. Come si recita la poesia medievale, come si recita un te­sto latino, come si allestisce uno spettacolo comico? Tutti proble­mi che noi, ogni volta, affrontiamo e, in ogni convegno, il giorno dopo la prima teatrale, programmiamo un incontro fra professori, critici, pubblico e attori. È un momento forte del convegno, per­ché è forte il contributo degli attori che hanno accettato di lavo­rare con noi, di studiare con noi il testo di quest’anno. Questo testo della Guerra fra Carnevale e Quaresima nessuno più l’ha rap­presentato da 400 anni. Ecco, noi abbiamo il merito di volerlo fa­re, di poterlo fare e di volerlo portare in giro per far vedere un’al­tra immagine del carnevale, oltre quelle che i nostri antropologi, etnologi, storici delle tradizioni popolari qui presenti ci offriran­no nella prima parte di questo dittico del convegno, come dice il ti tolo: Dalle tradizioni arcaiche alla traduzione colta. Ecco, le tra­dizioni arcaiche sono rappresentate da video, da film e diapositi­ve che i nostri colleghi ci mostreranno nei prossimi giorni. Sarà una testimonianza di quello che vive nella tradizione popolare ita­liana tuttora, e che è un tesoro straordinario, che alcuni raccogli­tori nostri colleghi, ci porteranno e ci mostreranno.

Ma noi abbiamo quest’altro coté, quello colto, il coté della letteratura drammatica che nessuno più percorre e frequenta, so­prattutto nessuno dei teatranti, mentre gli studiosi continuano a operarci. Allora provochiamo questo incontro fra esperienze di tea­tro ed esperienze di biblioteca; filologi, ricercatori, attori, critici, esegeti e registri, scenografi, musici di scena, datori di luci, alle­stitori di spettacoli, questo universo che non dialoga con l’altro. E noi vogliamo forzare questo spazio deserto, gettare un ponte fra queste due esperienze e continuare ad andare avanti.

Ogni anno abbiamo un progetto, ogni anno coltiviamo un aspetto; ora siamo arrivati a questo appuntamento.

Vedrete, e ne parleremo poi con gli attori quando verranno qui, che tipo di scelta hanno fatto il regista Guicciardini e i suoi ottimi attori del Gruppo della Rocca. Sarà una scelta su cui potre­mo molto utilmente discutere e confrontarci.

A questo punto ho una cerimonia gradevole da compiere, che è quella della premiazione dei vincitori delle borse di studio, che, voi sapete, ogni anno il nostro Centro bandisce. È un’altra delle tradizioni cui teniamo moltissimo. Il Centro di Studi è un centro dove si studia, si dovrebbe soprattutto studiare; naturalmente noi tutti studiamo, ma abbiamo faticato molto a creare un gruppo per­manente. Quest’anno c’è, qualcuno di voi l’ha vista, qualcun al­tro la vedrà, una pubblicazione che appunto noi abbiamo intitola­to, in segno di amicizia verso la nostra madre-matrigna che è la città di Viterbo, I Quaderni di Donna Olimpia; perché, sapete, don­na Olimpia ha avuto un grande rilievo nella storia culturale e an­che civile della città, di Roma e di Viterbo. Così abbiamo intito­lato questa prima collezione di scritti dei giovani del nostro grup­po di studio, dei laureati e dei collaboratori più preparati, sulla ricerca che hanno fatto lo scorso anno. Verrà dato ai critici e alle persone che ne faranno richiesta. Molti di voi sanno che ogni an­no viene bandito un concorso a due borse di studio per le migliori tesi di laurea discusse in una qualsiasi università italiana su temi inerenti l’attività del nostro Centro, cioè il teatro medievale e ri­nascimentale, in senso anche lato, di un Rinascimento che conti­nua anche nell’Età Barocca, anche perché per il periodo barocco non abbiamo istituzioni teatrali che coprano questo spazio. Quin­di non ci intimoriamo di andare oltre il primo Cinquecento.

Ora dobbiamo dire che c’è una storia di questa borse di studio; io qui non posso ripercorrerla, ma dopo il XV anno faremo un «qua­derno», come abbiamo fatto dopo i primi dieci anni, un «quader­no» che allora la provincia di Viterbo editò, in cui si raccoglieva la documentazione sui primi dieci anni di vita del Centro.

In quella sede faremo anche la storia delle nostre borse di stu­dio. È una storia gradevole di scuole italiane che stanno lavoran­do al Nord e al Sud, a Est e a Ovest d’Italia su questi temi e di giovani studiosi che hanno mandato belle tesi al nostro concorso. Ogni anno ci sono delle novità; quest’ anno abbiamo avuto meno tesi, per esempio. Curiosamente, perché la disseminazione, la pro­paganda che noi facciamo a vantaggio dei professori e degli stu­denti forse non ha riscosso lo stesso interesse che ha avuto in altri anni, quando abbiamo avuto dodici e anche più tesi da esaminare. Quest’anno le tesi sono state soltanto cinque e sono tutte tesi di studiose, di donne; questo è un altro elemento interessante dal pun­to di vista della sociologia degli studi sul teatro medievale. Le donne stanno invadendo la cultura, oltre che i luoghi del potere, lo sap­piamo, e noi non siamo affatto atterriti da questo, siamo contenti anzi di segnalare questa presenza femminile dominante. Sono stu­diose italiane, di varie regioni d’Italia, che hanno presentato la loro tesi, premiate tutte con il 110 e lode. Anche questo è un altro elemento eccezionale; quasi sempre è così: sono tutte tesi che hanno ricevuto, nelle loro sedi di laurea, il massimo dei punti e la lode. Ecco, io nomino le persone che hanno partecipato perché tutte quante meritavano il premio, in certo senso, perché le tesi erano tutte di alta qualità. Abbiamo fatto delle scelte, come bisogna fa­re nella vita, anche se ci dispiace per chi non è stato vincitore. Nomino le persone così come sono elencate:

  • sa Daniela Prunotto, La comedia Philonis, fonti classiche e medievali ed edizione critica; rel. prof. Stefano Pittaluga, Fac. di Lettere, Un. di Genova;
  • sa Teresa Megale, Una cantatrice, un buffone, una com­media del ‘600 «Li buffoni» di Margherita Costa; rel. prof. Siro Fer­rone, Fac. di Lettere, Un. di Firenze;
  • sa Claudia Simonetti, Una famiglia romana e la sua partecipazione ad eventi di spettacolo: i Cesarini, da Alessandro Via Cle­mente VII; rel. il compianto prof. Adriano Magli, Fac. di Lettere, Un. di Roma;
  • sa Stefania Ester Lasala, Il teatro di Piero Riario; rel. prof. Franco Ruffini del DAMS, Fac. di Lettere, Un. di Bologna;
  • sa Stefania Bertini, La commedia umanistica e la Marga­rita poetica di Albert von Kleb; rel. prof. Stefano Pittaluga, Fac. di Lettere, Un. di Genova.

I membri del Comitato Scientifico hanno esaminato, secon­do le loro competenze, queste tesi giunte nei termini. La commissione ha deciso di mettere in luce due diversi e legittimi metodi di ricerca e di documentazione. Il primo è esemplarmente espres­so dallo studio filologico-critico condotto dalla dott.sa Prunotto, che ha fornito una seria edizione critica di un testo umanistico e ne ha dato una leggibile traduzione italiana, arricchendo così il patrimonio del nostro repertorio di testi. Questo per me, uomo di teatro, è molto importante. Abbiamo un titolo in più e una tra­duzione italiana leggibile in più.

Il secondo metodo, all’altra estremo dell’arco degli studi fra Medioevo e Rinascimento, è invece quello effettuato in modo sug­gestivo, dalla ricerca d’archivio condotta dalla dott.sa Teresa Megale sulla Costa cantatrice-autrice del primo ‘600, sulla sua com­media e, soprattutto, sulla ricostruzione del riscontro fra perso­naggi reali della corte fiorentina e personaggi della commedia. Di grande significato anche la scoperta di una biografia di uno di questi personaggi, il buffone, chiamato il Tedeschino. Por essendo col­locato nel primo ‘600, il quadro di riferimento è tutto rinascimen­tale e pertanto rientra perfettamente nei criteri ispiratori del ban­do di concorso. Vedo ora di leggere alcuni giudizi sulla prima tesi:

«Equilibrata premessa su origine e sviluppo della commedia umanistica, esauriente e ben strutturata introduzione sul Philon, intreccio-confronto col Decamerone 5, 8 per il motivo della caccia infernale, differenze a analogie rispetto al prevalente modello te­renziano, a Plauto, ma anche a testi medievali come il Pamphilus, il De amore di Andrea Cappellano e ad un testo umanistico, come il Liber phacetiarum del Poggio. Esame della lingua della comme­dia, problema della paternità del Philon, cenni sul codex unicus che lo tramanda, il cod. CLM 24539 di Monaco. Segue l’edizione critica della commedia, con a parte la traduzione italiana, corredata, a pie’ di pagina, dall’ apparato delle fonti. Per quanto riguar­da il testo latino, una più corretta lettura del manoscritto e un si­stematico confronto col modello terenziano consentono alla Pru­notto indubbi miglioramenti nelle scene già edite dal Euder nel 1927».

«Dalla tradizione di studio della scuola di Genova, ci viene offerta questa bella tesi sulla Comedia Philonis, ricostruita nella sua struttura testuale e nelle corrispondenze volgari, Decamerone, 5, 8. Attraverso un’Indagine che è attenta alla lingua del testo, alle adozioni di alcune peculiarità individuate attraverso la per­manenza di rimandi terenziani e la caratterizzazione di un voca­bolario assai particolare, costruita con originalità sintattica non meno individuante, la Prunotto non esita a proporre una sua rico­struzione del testo, adottando criteri ecdottici dove si dimostra una notevole attenzione critica, una rilevante capacità di utilizza­re le più recenti proposte della critica. L’opera è data in edizione critica, con apparati e traduzioni, riproduzione del codice. Lavo­ro meritevolissimo, anche per i successivi approfondimenti che lo rapportino non soltanto all’area umanistica, ma anche alla zona superiore della cultura italiana del ‘300, viste le confrontabilità possibile in ambito dantesco e, genericamente, del XIV secolo ita­liano. Netta la differenza di qualità rispetto ad altri lavori sull’ambiente della commedia umanistica, arricchito dalla disinvoltura con cui non esita l’editrice ad avventurarsi in soluzioni di problemi testuali talora complessi. Si auspica un adeguato riconoscimento per tanta fatica esegetica». Il riconoscimento è arrivato, e sarà il Presidente a darlo alla dott.sa Prunotto.

La seconda premiata è, l’abbiamo detto, la dott.sa Megale, che ha lavorato su questo tema meno filologico ma più pertinente la storia dello spettacolo e di ricostruzione di un rapporto fra vita e scena. Alcuni giudizi:

«La tesi della Megale rivela qualità critiche molto fervide. Col­pisce soprattutto, al di là degli accertamenti eruditi sulla biogra­fia di Margherita Costa, cortigiana onesta e cantatrice e sulla sua condizione di donna letterata nella società secentesca, il lavoro di scavo condotto sul testo esaminato, la commedia Li buffoni. L’au­trice ne mette in evidenza i vari livelli drammaturgici, all’interno di un genere burlesco ancora poco esplorato, situazioni, funzioni, lingua ed espressività, ma sottolinea anche i risultati, impliciti ed espliciti, di carattere culturale e ideologico».

«Altamente positiva è, nel lavoro esaminato, la straordinaria ricchezza, l’informazione ottenuta sia attraverso estese ricerche in archivi e biblioteche fiorentine, sia attraverso la consultazione di numerosi scritti dei secoli XVI-XIX, soprattutto moderni. Par­lano decisamente a favore della scrittrice, le puntuali identifica­zioni di tutti i personaggi minori della commedia, come i servitori e buffoni della corte medicea di Ferdinando II, e soprattutto l’a­vere riconosciuto nel personaggio del Tedeschino un personaggio reale, del quale l’autrice ha reperito varie lettere e un rarissimo trattato sulla buffoneria. Meritevoli sono anche le osservazioni sul linguaggio della commedia, sulla ripresa di temi ricorrenti in vari testi precedenti, sui lazzi in rapporto alla prassi della Commedia dell’Arte ed è ragionevole la distribuzione della materia trattata nei vari capitoli».

Io mi rallegro e do la parola al Presidente per la consegna del premio.

La dott.sa Megale è misteriosamente legata a questa succes­sione di frequenti premi che noi siamo ‘costretti’ a dare alla scuo­la di Firenze, figlia del nostro grande amico scomparso Ludovico Zorzi, oggi invece alimentata da altri studiosi valenti, come appunto il prof. Ferrone, con il quale la signorina si è laureata e con­tinua a lavorare con metodo veramente scientifico anche negli ar­chivi ed ha risultati di ricerca straordinari.

L’altra scuola, la genovese, che noi abbiamo premiato quest’oggi, come dicevano i nostri colleghi del Comitato Scientifico, è uno degli altri punti di riferimento, a livello europeo e mondiale, per lo studio sulla commedia elegiaca. È la scuola di Bertini, di Pitta­luga, con il quale si è laureata la nostra borsista, ed insieme ad altri professori delle Università di Milano, della Cattolica, che al­tre volte è stata premiata, di Napoli, di Bologna e di Roma che incrementano ricerche e studi.

Io sono lieto di questi nuovi risultati e darò la parola, dopo soltanto tre minuti di intervallo, al prof. Redondo.

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