AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI VITERBO & REGIONE LAZIO & E.P.T. DI VITERBO & CENTRO DI STUDI SUL TEATRO MEDIOEVALE E RINASCIMENTALE
RAPPRESENTAZIONI ARCAICHE DELLA TRADIZIONE POPOLARE
VITERBO, 27-31 Maggio 1981
PROGRAMMA DEL CONVEGNO
MERCOLEDI 27 MAGGIO
Ore 9,30 Sala delle Conferenze dell’Amministrazione Provinciale (Via Saffi)
Apertura dei lavori
Saluto del Presidente dell’Amministrazione Provinciale di Viterbo, dell’Assessore alla Cultura di Viterbo, del Presidente dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo e del Sindaco di Viterbo.
Introduzione ai lavori di Federico Doglio, Direttore del Centro di Studi sul Teatro Medioevale e Rinascimentale.
Premiazione dei vincitori del bando di concorso per due borse di studio.
Relatori
RAOUL MANSELLI, Storicità ed astoricità della cultura popolare.
GIOVANNI B. BRONZINI, Origini e continuità della drammatica popolare nel medioevo. La dimensione allegorica e carnevalesca.
Ore 15,30
Ripresa dei lavori
LUIGI M. LOMBARDI SATRIANI, Note su alcuni aspetti della teatralità popolare.
ITALO SORDI, I segni del teatro popolare.
DIEGO CARPITELLA, Moduli cinesici tradizionali nel Palio di Siena, inteso come rappresentazione popolare.
GABRIELLA FERRI PICCALUGA, Tra liturgia e teatralità: consuetudini sociali ed immagini dal Medioevo alla Controriforma.
Ore 21,30 Palazzo degli Alessandri – Piazza S. Pellegrino
Proiezione del filmato: «Guarda bene, disciplinato…».
GIOVEDI 28 MAGGIO
Ore 9,30 Sala delle Conferenze dell’Amministrazione Provinciale
Prosecuzione lavori
Relatori
FRANCO CARDINI, Alla ricerca dei “caratteri scenici” del cantare cavalleresco fiorentino (sec. XIV-XV).
QUIRINO GALLI, II rito-spettacolo in alcune feste della Tuscia viterbese.
GIAN RENZO MORTEO, Aspetti dello spettacolo popolare in Piemonte.
Ore 16,00 Piazza S. Carluccio
Rappresentazione de «Il Bal do sabre» a cura del Gruppo folcloristico di Bagnasco (CN).
Ore 17,30 Sala delle Conferenze dell’Amministrazione Provinciale
Ripresa dei lavori
ROBERTO CIPRIANI, Riti e simboli della Settimana Santa in Capitanata.
GIOVANNI RINALDI – PAOLA SOBRERO, Comico – Maschera – Oralità. Elementi drammaturgici dei rituali carnevaleschi in Capitanata.
VENERDI 29 MAGGIO
Ore 9,30 Sala delle Conferenze dell’Amministrazione Provinciale
Prosecuzione lavori
Relatori
TULLIO SEPPILLI, Le rappresentazioni drammatiche contadine di “Sega la Vecchia” in Umbria e nella Valdichiana aretina e senese.
GASTONE VENTURELLI, Elementi arcaici nelle rappresentazioni della tradizione popolare toscana.
ANTONINO BUTTITTA, L’utopia del carnevale.
Ore 16 Palazzo degli Alessandri – Piazza S. Pellegrino
Rappresentazione di «Sega la Vecchia» a cura del Gruppo Teatrale di Ramazzano (PG).
Ore 18 Pratogiardino
Rappresentazione de «II maggio fiorito» a cura del Gruppo Folcloristico di Pieve di Compito (LU).
Ore 21,30 Cortile di S. Carluccio – (Piazza omonima)
Rappresentazione de «La mascherata macabra» a cura del Gruppo Le Maschere di Dossena (BG).
SABATO 30 MAGGIO
Ore 9,30 Sala delle Conferenze dell’Amministrazione Provinciale
Prosecuzione dei lavori
Relatori
CHARLES MAZOUER, Le théâtre comique et populair en France en Moyen Age.
KONRAD SCHOELL, Les origines et les intentions du théâtre comique du XVe siècle en France et en Allemagne.
GARI MULLER, An example of survivance du Moyen Age: The Infaterie Dijonnoise.
PIETRO SASSU, La Settimana Santa a Castelsardo.
Ore 16,00 Piazza S. Carluccio
Replica del «Bal do sabre» a cura del Gruppo folclorico di Bagnasco (CN).
Ore 17,30 Sala delle Conferenze dell’Amministrazione Provinciale
Ripresa dei lavori
Dibattito sugli spettacoli
Ore 21,30 Cortile di S. Carluccio – (Piazza omonima)
Replica de «La mascherata macabra» a cura del gruppo Le Maschere di Dossena (BG).
DOMENICA 31 MAGGIO
Ore 10,00 Palazzo degli Alessandri – Piazza S. Pellegrino
Replica di «Sega la Vecchia» a cura del Gruppo Teatrale di Ramazzano (PG).
Ore 11,30
Escursione a Vitorchiano organizzata dall’E.P.T. di Viterbo
Ore 16,00
Replica de «Il maggio fiorito» a cura del Gruppo Folcloristico di Pieve di Compito (LU).
Introduzione del prof. Doglio
Questo sesto Convegno, ideato ed organizzato dal nostro Centro di Studi sul Teatro Medioevale e Rinascimentale, annuncia la propria novità fin dal titolo: “Rappresentazione arcaiche della tradizione popolare”.
Per la prima volta infatti, dalla sua fondazione, e dopo cinque fortunate esplorazioni sui diversi ambiti in cui sorse e da cui si sviluppò il teatro delle nostre origini neolatine e romanze, il Centro si è avventurato su un terreno di ricerca meno protetto, dei precedenti, meno guarnito di consolidati studi storici, di predisposte prospettive, favorite da ricerche storico-filologiche, e coinvolto, invece, in un vitale processo evolutivo che di antichi riti-spettacoli fa materia di nuovi e persino attuali modi espressivi, di sperimentazioni sceniche drammaturgiche, di inediti rapporti col pubblico d’oggi.
Aprendosi al dialogo e al costruttivo rapporto con discipline quali l’antropologia culturale, l’etnomusicologia, le tradizioni popolari, il nostro Centro, mentre ribadisce la propria identità di ente di ricerca storica e di verifica scenica di antiche forme drammatiche, invita gli studiosi di diverse scienze umane ad accettare, eccezionalmente, la dimensione storica, e non già quella più propria ai loro studi, di carattere sociologico e sperimentale, per recare un contributo specifico ed originale allo studio delle origini del teatro in Italia.
So bene che: “Nella drammatica popolare, come nella canzone popolare, il concetto di creazione quasi non si può distinguere da quello di elaborazione” come scriveva il Toschi a proposito dei Maggi epici (“Le Origini del Teatro Italiano” p. 513), tuttavia è chiaro che solo una ricerca almeno intenzionalmente storica, sull’origine dei linguaggi popolari di spettacolo presenti nell’Italia medioevale e rinascimentale, autorizza un Centro come il nostro a promuovere un Convegno che ha per tema “le rappresentazioni arcaiche della tradizione popolare”, tema che, con diverse motivazioni, finalità ed obiettivi, è stato tuttavia parzialmente studiato, in questi ultimi anni, specie in ambiti di riferimento locali o regionali, ed opportunamente collegato alla vita economica, sociale e politica delle popolazioni tuttora capaci di tramandare e arricchire queste antiche forme di spettacolo comunitario.
D’altronde, il fatto che studiosi di formazione storico-letteraria, impegnati nelle ricostruzione del nostro teatro teatrale delle origini, si propongano di dare il giusto posto e rilievo alle forme di spettacolo popolare, ha, come tutti sanno, una tradizione illustre nel nostro paese; basti pensare agli studi del D’Ancona, che nel 1869 pubblicava sulla “Nuova Antologia” il saggio “Le rappresentazioni drammatiche del contado toscano” (sui maggi del Pisano, del Lucchese, della Lunigiana, della Versilia, Garfagnana, e dell’Appennino Tosco Emiliano, i bruscelli del Senese e dell’Amiatese, e le giostre delle montagne del Pistoiese), saggio che, come è noto, fu poi incluso in Appendice alla celebre opera capostipite “della nostra storiografia teatrale: “Origini del Teatro Italiano” (1877 e ’91).
Ma col D’Ancona troviamo, in questi stessi anni, altri studiosi illustri di vivace personalità e di notevolissima apertura culturale: il De Gubernatis coi suoi interessanti “Studi comparati sugli usi nuziali in Italia e negli altri paesi indoeuropei”(del’64) e poi “sugli usi natalizi” (del ’78) e “sugli usi funebri” (del ’90) e sul “Calendimaggio” sulla “Rivista Europea” (del ’71), mentre il Novati, nell’83, accoglieva nel suo testo erudito “Carmina Medii Aevi” il “Testamentum asini”. Potrei, come molti dei presenti, ripercorrere la storiografia del teatro italiano fra 1’800 e il 900 e ritrovare i contatti, le scoperte e le valorizzazioni che, per primi e con grande autorità, storici della nostra letteratura e del nostro teatro, fecero nel campo delle rappresentazioni popolari.
Noi, che nel nostro attuale impegno di ricostruire le vicende del nostro teatro delle origini, ci rifacciamo spesso all’esempio di quei maestri ne siamo, dunque un’altra volta, confortati a sperimentare questo incontro-confronto di studiosi di diverse discipline con la speranza che, anche quest’anno, le relazioni degli illustri studiosi invitati e le esemplificazioni sceniche, le rappresentazioni dei riti-spettacoli che, con tanta perizia e consapevolezza, i nostri attori contadini, operai, pastori, montanari, venuti con sacrificio a Viterbo, ci mostreranno, costituiscano un contributo illuminante e sostanzioso alla conoscenza diretta della nostra vita e cultura teatrale.