1978 III° Convegno di Studi

ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO DI VITERBO – CENTRO INIZIATIVE ARTISTICHE E CULTURALI DELL’AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI VITERBO & CENTRO DI STUDI SUL TEATRO MEDIOEVALE E RINASCIMENTALE

L’EREDITÀ CLASSICA NEL MEDIOEVO: IL LINGUAGGIO COMICO

VITERBO, 26, 27, 28 maggio 1978

PROGRAMMA DEL CONVEGNO

Venerdì 26 Maggio

Ore 9,30 Sala delle Conferenze dell’Amministrazione Provinciale (via Saffi)

Apertura dei lavori

Saluto del Presidente dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo, del Sindaco di Viterbo e del Presi­dente dell’Amministrazione Provinciale di Viterbo.

Introduzione ai lavori di Federico Doglio, Direttore del Centro di Studi sul Teatro Medioevale e Rinascimentale.

Relatori

GIOVANNI ORLANDI, Rielaborazioni medioevali della ‘Coena Cypriani’.

Ore 15,30

Ripresa dei lavori

Relatori

SANDRO STICCA, Dramma sacro e realismo comico nel teatro medioevale te­desco e francese (X-XII sec.): da Hrotswitha di Gandersheim al Mystère d’Adam.

FERRUCCIO BERTINI, La commedia latina del XII secolo.

GABRIELLA LODOLO, La tipologia femminile nella commedia elegiaca.

Ore 18 Piazza S. Pellegrino nel quartiere medioevale

Rappresentazione della commedia elegiaca del XIII secolo «De uxore cerdonis» ad opera de «Il Politecnico Teatro di Roma» per la regia di Giandomenico Curi.

Ore 21,30 Chiesa di S. Sisto

PIERO DAMILANO, Illustrazione dell‘”Officium Stultorum” attribuito a Pierre de Corbeil.

Esecuzione musicale della «Messa per la festa dell’asino da “Officium Stultorum”»; trascrizione ed elaborazione di Piero Damilano. Coro della Camerata Polifonica Viterbese diretta dal Maestro Zeno Scipioni.

Sabato 27 Maggio

Ore 10 Sala delle Conferenze dell’Amministrazione Provinciale

Prosecuzione dei lavori

Relatori

JOACHIM SUCHOMSKI, Der Wandel der Komik in verschiedenen Rezeptionsstufen eines Stoffes (am Beispiel der “Lidia”).

KEITH BATE, Language for School and Court: comedy in “Geta”, “Alda” and “Babio”».

MICHEL ROUSSE, Le Dialogue et le jeu du théâtre dans “Babio”».

Ore 15,30

Ripresa dei lavori

Relatori

DAFYDD EVANS, Aspects of the vocabulary of the Old French comedy.

CHARLES PAYEN, Du langage à la théâtralité: le cas Jean Bodel (traditions et innovations dans “Le Jeu de saint Nicolas”, ca. 1200).

Ore 18 Piazza S. Pellegrino nel quartiere medioevale

Replica della commedia elegiaca «De uxore cerdonis».

Domenica 28 Maggio

Ore 10 Sala delle Conferenze dell’Amministrazione Provinciale

Conclusione dei lavori; presentazione e discussione del volume di Gustavo Vinay «Alto Medioevo latino».

 

Introduzione del prof. Doglio

È con un senso di vero compiacimento che apro questo terzo Convegno internazionale di studi. Come tutti sanno, abbiamo tra­scorso mesi assai difficili e dolorosi, tanto che a qualcuno sembrava non più realizzabile il progetto di ritrovarci qui per studiare un altro aspetto del teatro delle origini, come questa «commedia elegiaca».

Ad alcuni sembrava improprio lavorare su un tema così parti­colare, in tempi tanto gravi e drammatici per i problemi attuali in­soluti sul piano politico e sociale del nostro paese.

Naturalmente abbiamo risposto che il compito dell’intellettuale è quello di dare il proprio contributo di competenza nel settore spe­cifico della vita culturale in cui opera quotidianamente, e che rite­niamo che questi convegni viterbesi, con tutto il corredo di studi preparatori, di sperimentazioni drammaturgiche, di fondazioni storico-­critiche documentate dagli atti delle relazioni e dai filmati degli spet­tacoli, costituiscano un apporto serio, creativo, quindi costruttivo e culturalmente producente per la vita civile italiana del nostro tempo.

Così, dopo avere illustrato nel Convegno del ’76 Le dimensioni drammatiche della liturgia medioevale e mostrato come il nuovo dramma d’Europa sia rinato grazie all’evoluzione drammatica dei riti più intensi e patetici della Settimana Santa nei conventi bene­dettini, e dopo avere osservato, nel Convegno dello scorso anno, quella multiforme e pittoresca, ma anche travagliata, rischiosa e po­liticamente controversa, attività dei Giullari, così significativa e sul piano della nascita del volgare italiano, della poesia del nostro ‘200, e così stimolante e provocatoria per i temi e i modi delle nostre antiche forme teatrali, sottolineando dunque Il contributo dei giul­lari alla drammaturgia italiana delle origini, siamo giunti quest’anno ad esaminare la terza componente costitutiva: appunto la cosiddetta «Commedia elegiaca».

Il punto di partenza è sempre lo stesso: quella mirabile, pro­fonda e polivalente cultura del nostro Medio Evo così unitaria, quanto alla fonte classica e alla matrice culturale operativa, quella eccle­siastica, e al tempo stesso così sfaccettata, multiforme, onnipresente nei diversi paesi d’Europa.

Il problema dell’eredità classica greco-latina nel Medio Evo è, come tutti sanno, assai complesso, e ormai corredato di una biblio­grafia di ricerche e di studi imponente e estesa a indagare e illumi­nare tutti i principali settori della vita artistica e culturale di quel tempo.

Orbene questa eredità, come tutti sanno, sopravvissuta nei mo­nasteri e nei conventi, e poi divulgata attraverso l’opera diligente dei copisti e degli amanuensi, concerne anche la produzione di testi drammatici, dapprima in latino medioevale e poi in volgare, anzi nei vari linguaggi neolatini delle nascenti nazioni d’Europa.

Mentre, nell’ambito liturgico, si evolveva la nuova forma del dramma religioso, e nelle piazze, nelle corti feudali esplodeva la vi­tale provocazione dei giullari, nelle scholae capitolari, in quelle cat­tedrali e canonicali delle principali città, si coltivava fra gli altri, il nuovo genere della cosiddetta «commedia elegiaca».

Non entrerò certo nel merito di una questione culturale che impegna da quasi un secolo prestigiosi studiosi d’ogni parte d’Eu­ropa; ricordo soltanto che più di cinquant’anni fa il francese Faral inaugurava un nuovo corso di studi sul tema, proponendo la sua ormai notissima tesi: che, cioè, queste composizioni narrative dia­logate, composte in distici elegiaci, sono assimilabili ai fabliaux piut­tosto che alla commedia classica.

Tutti sanno che, nel ’31, un altro illustre studioso francese, Gustave Cohen, predisponeva, con un gruppo di suoi collaboratori, l’edizione di quindici testi di area francese intitolandola «La “co­medie” latine en France au XIIe siècle».

Quanto alle produzioni presumibilmente composte in area ita­liana, pochissimi erano, sino ad allora gli studi, quello del Novati a proposito del De Lombardo et limaca(1), quello del Briscese, sul De Paulino et Polla(2); poi, nel biennio ’37-’38, apparivano quelli del Franceschini sul De Cerdone e De Cavichiolo(3).

Mentre si sviluppava la polemica sulla raccolta Cohen e le sue manchevolezze e molti studiosi predisponevano edizioni critiche dei singoli testi o affrontavano le questioni di fondo sulla natura, le origini, le peculiarità e le derivazioni di questo discusso «ge­nere» drammatico, un memorabile saggio di Gustavo Vinay ripren­deva, anche da noi, i termini della questione affermando che il corpus costituisce un coacervo eterogeneo(4).

In anni più recenti gli studi di Bate, Suchomski, Dronke e molti altri facevano fare un notevole progresso alla retta conoscenza dei testi e del significato dell’intero filone drammatico.

In Italia il problema è stato recentemente affrontato radical­mente dal gruppo operante attorno al professor Bertini, che prevede di pubblicare l’intero corpus europeo dei diciannove testi giunti sino a noi(5).

Il nostro convegno si propone di fare il punto sulla situazione della ricerca, e, con il contributo di alcuni fra i più qualificati stu­diosi della materia, di illuminare tutti gli aspetti del significativo fenomeno, che, come ho detto, concerne anche le origini del teatro in Italia, anzi ne costituisce una delle componenti originarie fon­damentali.

Al tempo stesso, come è ormai nostra tradizione, vogliamo spe­rimentare la «rappresentabilità» di un testo di area italiana, quel De uxore Cerdonis che, a mio parere, è il più vivacemente dram­matico dei testi nostrani; la verifica scenica viene fatta, nella cor­nice medievale della piazza viterbese di S. Pellegrino, da un gruppo di attori professionisti romani che hanno accettato la sfida di recitare in latino davanti al pubblico di oggi, una sfida contro la routine della professione teatrale, la mercificazione del teatro, contro i difetti più vistosi del conformismo culturale del nostro tempo.

Mi auguro che i nostri lavori rechino, anche quest’anno, un contributo sostanziale alla riscoperta della nostra profonda e ancora così poco nota tradizione teatrale, una riscoperta che vuole essere un fatto positivo per la diffusione della cultura che, dagli studiosi, ridondi a vantaggio degli studenti e del pubblico degli spettatori.

1 F. NOVATI, De Lombardo et Limaca, in GSLI XXII, 1893.

2 R. BRISCESE, De Paulino et Polla, pseudo commedia del sec. XIII di Ric­cardo da Vellosa, Melfi 1903.

3 E. FRANCESCHINI, De Cerdone, Cavichilìus, in «Atti e Memorie della Regia Accademia di scienze, lettere ed arti di Padova», vol. LIV, 1937-38.

4 G. VINAY, La commedia latina del sec. XII, in «Studi Medievali» XVIII. 1952 (pp. 1-63 dell’estratto).

5 F. BERTINI, Commedie Latine del XII e XIII secolo, Genova 1976, vol. 1.

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