MINISTERO BENI CULTURALI E AMBIENTALI – UFFICIO CENTRALE PERI BENI LIBRARI E GLI ISTITUTI CULTURALI & COMUNE DI ROMA – ASSESSORATO ALLA CULTURA & MINISTERO TURISMO E SPETTACOLO & ENTE TEATRALE ITALIANO
MITO E REALTÀ DEL POTERE NEL TEATRO: DALL’ANTICHITÀ CLASSICA AL RINASCIMENTO
ROMA 29 OTTOBRE – 1 NOVEMBRE 1987
CENTRO STUDI SUL TEATRO MEDIOEVALE E RINASCIMENTALE
PROGRAMMA
Giovedì 29 Ottobre
Ore 16.00
Inaugurazione del Convegno
Consegna dei premi ai vincitori delle Borse di Studio
Introduzione ai lavori di Federico Doglio Direttore del Centro di Studi sul Teatro Medioevale e Rinascimentale
Relatori
ODDONE LONGO, Atene: il teatro e la città.
VINCENZO DI BENEDETTO, L’ideologia del potere e la tragedia greca.
AGOSTINO MASARACCHIA, Mito e realtà del potere nell’Antigone di Sofocle.
Venerdì 31 Ottobre
Ore 9.30
Prosecuzione dei lavori
Relatori
ANTONIO LA PENNA, Coro e popolo nel teatro antico.
FRANCESCO GIANCOTTI, Seneca tragico ed il potere – il Tieste.
FERRUCCIO BERTINI, Le tragedie latine del XII secolo.
FRANCO CARDINI, Il ludus de Antichristo. Escatologia, teologia imperiale e monarchia universale nel XII secolo.
Ore 16.00
Ripresa dei lavori
MARIO MARTELLI, Politica e religione nella sacra Rappresentazione di Lorenzo il Magnifico.
MICHEL PLAISANCE, Les visages du Prince dans la Rappresentazione di S. Giovanni e Paolo de Lorenzo de’ Medici e l’Invention de la Croix de Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici.
Ore 21.30 TEATRO VALLE
«Rappresentazione di S. Giovanni e Paolo» di Lorenzo de’ Medici a cura della Compagnia «Alla Ringhiera», regia di Franco Molè.
Sabato 31 Ottobre
Ore 9.30
Prosecuzione dei lavori
Relatori
SISTO DALLA PALMA, Lettura drammaturgica della Rappresentazione di Lorenzo.
Tavola rotonda su «Rappresentazione di S. Giovanni e Paolo» di Lorenzo de’ Medici con la partecipazione del regista e degli attori.
GIORGIO MELCHIORI, Parabole e realtà della politica nel teatro pre-elisabettiano.
Ore 16.00
Ripresa dei lavori
MADELEINE LAZARD, Le Roi et son peuple dans la tragédie française de la Renaissance.
JOSÉ MARIA DIEZ BORQUE, Teatro del poder en la España renacentista: alegoria y historia.
JOSEP LLUIS SIRERA, Virues y su vision del poder.
Ore 21,30 TEATRO VALLE
«Rappresentazione di S. Giovanni e Paolo» di Lorenzo de’ Medici a cura della Compagnia «Alla Ringhiera», regia di Franco Molè.
Domenica 1 Novembre
Ore 9.30
Prosecuzione dei lavori
Relatori
KONRAD SCHOELL, La ruse contre le pouvoir dans la farce et le jeu de carnaval.
PATRIZIA CASTELLI, Solvet seculum in favilla. Le immagini delle Sibille al servizio dell’ideologia.
ROBERT LINDELL, Hercules prodicius come esempio dell’educazione di un principe nel tardo Rinascimento.
Ore 17.00 TEATRO VALLE
«Rappresentazione di S. Giovanni e Paolo» di Lorenzo de’ Medici a cura della Compagnia «Alla Ringhiera», regia di Franco Molè.
Introduzione del Prof. Doglio
Vorrei dire solo due parole all’inizio di questo nostro XI Convegno. È il secondo anno che siamo a Roma, il secondo anno che siamo ospiti di questa bella chiesa sconsacrata, che è un luogo raccolto, favorevole ai nostri studi e alle nostre riflessioni.
Abbiamo puntato molto alto, quest’anno, sul tema; un tema ambizioso e solleticante, un tema che da anni cercavamo di affrontare, sapendo poi che l’ostacolo maggiore non è tanto quello di trovare degli studiosi qualificati, come quelli che sono qui presenti e gli altri che hanno partecipato ai precedenti incontri, e di cui possiamo leggere le relazioni nei volumi degli Atti, (che sono certamente opere di livello universitario, adottate in alcune università) ma piuttosto quello di trovare un testo-spettacolo da allestire sul tema del convegno stesso. Abbiamo qui Giusto Monaco, presenza gradita che ci fa pensare a Siracusa ed alla sua grande tradizione di spettacoli classici greci e latini (in certi casi) che sono sempre stati allestiti con grande gusto, almeno negli ultimi decenni. Ebbene noi, fin dall’inizio, abbiamo pensato alla formula del convegno-spettacolo; l’abbinamento è risultato essere una carta vincente, e noi abbiamo avuto fortuna, non politica o economica, (non ne abbiamo avuta alcuna!) ma fortuna culturale perché questo lavoro non era stato fatto prima. Voi sapete, c’era come un baratro fra gli studi filologici dei professori che hanno messo in luce molti testi latini e volgari del medioevo, seguendo l’esempio degli studiosi della scuola storico-filologica tedesca di fine Ottocento, e la vita del teatro professionale; sappiamo infatti che molti nostri attori e registi ritengono tuttora che la storia del teatro italiano inizi con la Mandragola di Machiavelli se tutto va bene… Il resto è solo Goldoni e Pirandello, autori illustri che tuttavia non fanno da soli un vero repertorio. Al contrario i paesi più colti d’Europa hanno una tradizione di studi seri e di rappresentazioni regolari dei principali testi della loro letteratura drammatica presente nei diversi secoli, dal Rinascimento all’età moderna.
Dunque la sfida era: allestire un convegno che fosse diacronico, come quello che avevamo organizzato anni fa «Spettacoli conviviali dall’ antichità classica alle corti italiane del ‘400», quindi senza perdere il contatto con quelle che sono le radici della nostra cultura greca e latina, e mettere in scena un testo rappresentativo del nostro tema, un grande testo politico, in cui il tema del potere fosse enunciato e rappresentato efficacemente. Il testo era stato suggerito anni fa da un illustre studioso Paolo Toschi che l’aveva ripubblicato e commentato: il testo di Lorenzo de’ Medici «Rappresentazione dei SS. Giovanni e Paolo».
Un testo dalla storia paradossale; infatti quest’opera di un grande poeta, di un grande politico, di un grande banchiere, noto in tutto il mondo, è tuttora sconosciuta anche agli uomini di media cultura in Italia. La «Rappresentazione dei SS. Giovanni e Paolo» può sembrare una Sacra Rappresentazione, e non è. Lorenzo è un genio, lo sanno tutti, ed essendo un genio utilizza lo schema, il linguaggio, la forma della Sacra Rappresentazione toscana del suo tempo, per fare un discorso; ed è il discorso del Principe e del potere politico visibile; sappiamo bene come è stata la politica di Lorenzo, politica di sostanza e non di forma.
Quindi la sua concezione del potere trova modo di esprimersi in questo testo, attraverso le figure di due imperatori romani antichi: Costantino e Giuliano, che diventano così suoi portavoce.
Egli ambienta, come vedrete, questo dramma storico, nella Roma imperiale: Costantino, all’acme dell’Impero, con i suoi generali vittoriosi che conquistano sempre nuove terre, con la sua figliola con i suoi problemi personali, Costanza, e poi Giuliano, quello che noi chiamiamo «l’apostata». Toschi parlava del «testamento politico di Lorenzo», perché il testo è stato scritto alla vigilia della morte dell’autore, nel ’90, rappresentato nel ’91, l’anno prima della fine di Lorenzo.
Il fatto paradossale è questo, che, circa vent’anni prima del «Principe» di Machiavelli, quest’opera impostasse il problema del potere, nei termini di una riflessione filosofica e etica, espressa in forma drammatica, e che, tuttavia, dopo la sua prima rappresentazione, restasse ignorata dalla cultura e estranea al repertorio teatrale italiano.
Da anni cercavamo un testo capace di affrontare il grande tema del potere, e questo di Lorenzo ci è parso il più adeguato e rappresentativo. Abbiamo dato fiducia a un regista che ha già collaborato col Centro anni fa a Viterbo, e al Valle voi vedrete questo spettacolo, che non è affatto scolastico o banalmente espositivo, bensì ripensato in termini che sono, al solito, rispettosi completamente del testo (nel nostro Centro noi abbiamo questo compito di riproporre integralmente i testi antichi senza interventi registici arbitrari).ma che consentono alla fantasia del regista di esprimersi liberamente nello spettacolo. Lo scopo è infatti quello di arrivare ad un pubblico non specialistico, come quello dei lettori, bensì di media cultura, perché il mio obiettivo è quello di poter rimettere nel «commercio teatrale italiano», cioè nel giuoco del teatro professionale, questi testi dimenticati.
Ora, dopo circa cinquecento anni, noi osiamo rappresentare quest’ opera significativa con la speranza che essa entri nel circuito vivente del teatro italiano.
Io sono grato a voi colleghi e relatori, ai critici, al pubblico colto, perché questa non è un’operazione che io possa fare da solo, o con l’aiuto dei pochi studiosi del Comitato Scientifico dell’Università di Roma, ma che certamente deve essere appoggiata e sostenuta dalla consapevolezza attiva di molti intellettuali e appassionati di teatro.
Dico ancora, per chi fosse nostro ospite per la prima volta, che noi abbiamo ormai accumulato nel tempo una serie di film, cioè le registrazioni filmate dei nostri spettacoli teatrali, che costituiscono una cineteca unica in Europa, perché sono documenti su cui si può lavorare nei seminari e laboratori universitari. No i pensiamo di poterli utilizzare prossimamente come materiali utili per il corso che faremo, presso l’Università di Roma-La Sapienza, in seguito alla Convenzione stipulata recentemente fra detta Università e il nostro Centro.
Tuttavia è un patrimonio audio-visivo che è a disposizione non solo degli studiosi ma dei docenti di scuole medie-superiori, dei gruppi di attori, delle scuole di teatro, insomma di tutti coloro che chiederanno al Centro una collaborazione che, ci auguriamo, divenga regolare e desiderata.