1982 VII° Convegno di Studi

AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI VITERBO & REGIONE LAZIO & CENTRO DI STUDI SUL TEATRO MEDIOEVALE E RINASCIMENTALE

SPETTACOLI CONVIVIALI DALL’ANTICHITÀ CLASSICA ALLE CORTI ITALIANE DEL ‘400

VITERBO, 27-30 Maggio 1982

PROGRAMMA

GIOVEDI 27 MAGGIO

Ore 10,00 Sala delle Conferenze dell’Amministrazione Provinciale (via Saffi)

Apertura dei lavori

Saluto del Presidente dell’Amministrazione Provin­ciale di Viterbo Ugo Sposetti, dell’Assessore alla Cultura Manuela Morera.

Introduzione ai lavori di Federico Doglio, Direttore del Centro di Studi sul Teatro Medioevale e Rinasci­mentale.

Premiazione dei vincitori del bando di concorso per due borse di studio.

Relatori

PIERRE GRIMAL, Sine amico visceratio leonis ac lupi vita est (Seneca Ad Lucilium 19,10).

Ore 16,00

Ripresa dei lavori

LUIGI ENRICO ROSSI, Il simposio greco arcaico e classico come spettacolo a se stesso.

MARIO TORELLI, La documentazione archeologica sugli spettacoli conviviali classici.

CARLO CORBATO, Symposium e teatro: dati e problemi.

Ore 21,30 Rocca Albornoz – Piazza della Rocca

Rappresentazione della “Cena Cypriani” a cura de “La Ringhiera” diretta da Franco Molè.

VENERDI 28 MAGGIO

Ore 9,30 Sala delle Conferenze dell’Amministrazione Provinciale

Prosecuzione dei lavori

Relatori

GIORGIO BRUGNOLI, Mimi edaces.

CARMELO CAPIZZI, Gli spettacoli nella legislazione di Giustiniano.

MARIO BONARIA, La musica conviviale dal mondo latino antico al Me­dioevo.

Ore 16,00

Ripresa dei lavori

MARIA DE MARCO, Il mimo conviviale nell’Alto Medioevo: testi e testi­monianze.

WALTER SALMEN, Tafelmusik im hohen und spaten Mittelalter.

Tavola rotonda

Ore 21,30 Rocca Albornoz – Piazza della Rocca

Replica della rappresentazione della “Cena Cypriani” a cura de “La Ringhiera” diretta da Franco Molè.

SABATO 29 MAGGIO

Ore 9,30 Sala delle Conferenze dell’Amministrazione Provinciale

Prosecuzione dei lavori

Relatori

GABRIELE BUSCH-SALMEN, Tanz und Equilibristernummer vor der mittelalterlichen Tafel.

RAOUL MANSELLI, Lo spettacolo nel banchetto medievale: alcuni esempi.

AURELIO RONCAGLIA, La galleria trobadorica di Peire d’Alverne.

Ore 16,00

Ripresa dei lavori

PAOLO VITI, Spettacolo e parodia nella “Repetitio magistri Zani­ni coqui” di Ugolino Pisani.

ALBERTO GALLO, L’autobiografia artistica di Guglielmo da Pesaro: fe­ste, banchetti e danze nelle corti italiane dal 1444 al 1475.

Ore 20,00 Rocca Albornoz – Piazza della Rocca

Replica della rappresentazione della “Cena Cypriani” a cura de “La Ringhiera” diretta da Franco Molè.

DOMENICA 3D MAGGIO

Ore 9,30 Sala delle Conferenze dall’Amministrazione Provinciale

Prosecuzione dei lavori

Relatori

CLELIA FALLETTI, Le feste di Eleonora d’Aragona da Napoli a Ferrara (1473).

EUGENIA ROPA-CASINI, II banchetto di Bergonzio Botta per le nozze di Isa­bella d’Aragona e Gian Galeazzo Sforza nel 1489.

Escursione a Bagnaia (centro storico) e Villa Lante in collaborazione con l’Associazione “Amici di Bagnaia”.

 

Introduzione del prof. Doglio

Ancora una volta, per la settima volta, ho il piacere di iniziare i lavori del convegno viterbese di fine maggio. È una tradizione giova­ne ma assai vitale, sostenuta dall’autentico interesse culturale e dal­la passione per la drammaturgia e lo spettacolo di chi si dedica al Centro di Studi sul Teatro Medioevale e Rinascimentale dodici mesi all’anno per potere, appunto, ogni fine-maggio, allestire il complesso impianto di un convegno internazionale e di uno spettacolo.

Gli spettatori assidui di questi convegni, i critici e gli studiosi che ci seguono da anni, sanno che il nostro convegno è stato e vuole continuare ad essere un incontro periodico di carattere scientifico fra studiosi di diverse età, nazioni, scuole, ideologie e discipline, che, in un civile confronto d’opinioni, recano il loro qualificato con­tributo di ricerche e proposte all’esplorazione di quell’immenso pa­trimonio, tuttora scarsamente e parzialmente noto, che è lo spetta­colo medioevale d’Europa.

Ci piace ricordare qui, le tappe del nostro lavoro: infatti i titoli­ temi dei convegni fanno ormai parte della nostra vita: 1976: Dimen­sioni drammatiche della liturgia medioevale, 1977: Il contributo dei giullari alla drammaturgia italiana delle origini, 1978: L’eredità classica del Medio Evo: il linguaggio comico, 1979: La rinascita del­la tragedia nell’Italia dell’Umanesimo, 1980: Le laudi drammatiche umbre delle origini.

Come sa chi conosce la nostra attività, ogni convegno è stato animato da uno spettacolo rappresentativo del tema del convegno stesso, spettacolo scelto dal comitato scientifico, preparato per tempo e recitato da attori professionisti; esso costituisce il tentati­vo motivato di effettuare una proposta culturale ed artistica di li­vello nobilmente «antiquario», un corretto restauro d’opera d’arte e di poesia, offerto agli studiosi ed al pubblico e, al tempo stesso, un’esplicita provocazione «sperimentale» nei confronti degli uomi­ni di spettacolo, una sfida portata ogni anno contro i modi ricorren­ti dell’attuale, sovvenzionatissimo «teatro di consumo».

La formula del convegno-spettacolo, unica nel nostro paese, si è rivelata, nel corso dei primi cinque anni, formula interessante e capace di incrementare nuovi interessi e ricerche sul duplice piano degli studi teatrali e del collaudo scenico di testi poetici, ingiusta­mente dimenticati da secoli.

L’anno scorso, come sa chi ha seguito la nostra attività, abbia­mo verificato la vitalità delle «Rappresentazioni arcaiche della tra­dizione popolare», tuttora praticate, con una passione fervida che “Viene trasmessa di generazione in generazione, da gruppi di attori non professionisti (contadini, artigiani, pastori, minatori, ecc.) in molte regioni d’Italia. In quella circostanza, come è noto, abbiamo eccezionalmente offerto ai nostri spettatori ben quattro spettacoli, interpretati da gruppi provenienti dal Nord e dal Centro.

Questo settimo anno tentiamo, per la prima volta, non l’esplo­razione di un momento della storia dello spettacolo, bensì l’analisi di un fenomeno esteso nel tempo, tentiamo, con i contributi di stu­diosi di ricca e varia competenza, una ricerca interdisciplinare, una lettura diacronica di un «genere» multiforme e complesso come quello degli intrattenimenti allestiti durante i banchetti, pubblici e privati, nel corso di più di un millennio di storia delle principali ci­viltà mediterranee.

Reperti archeologici, documenti storici, testi letterari e fonti iconografiche ci informano della reale entità, consistenza e persi­stenza di un fenomeno che gli antropologi culturali, gli etnologi, gli storici delle religioni, ci insegnano essere stato sempre collega­to con eventi rituali che caratterizzavano i fatti fondamentali del­la vita sociale: nascite, celebrazioni di nozze, cerimonie funebri, ecc.

La difficoltà di realizzare un convegno spettacolo su questo te ­ma, stava, dunque, non già nella mancanza di reperire fonti autore­voli, ma studiosi capaci di accettare questa speciale prospettiva, eccentrica rispetto ai loro studi (filologici, storici, iconografici, musi­cologici, ecc.) specifici, e arditi nel gettare un ponte fra le loro «spe­cialità» e quel mondo inafferrabile, perituro ed effimero che è sem­pre stato lo spettacolo.

Nel nostro caso poi si trattava di individuare, in un ricco e com­plesso coacervo di testimonianze, in una serie discontinua d’eventi diversi il «quid spettacolistico», che caratterizza i momenti ludici di quelle grandiose feste conviviali.

Inutile riassumere, davanti ad una platea di studiosi e di intel­lettuali, la fortuna del tema «convito» o «simposio» nella letteratu­ra greca, in quella latina, e nelle successive letterature germaniche e romanze. Ho già ricordato brevemente, nel programma di questo convegno, che il Convito di Platone, che si svolge nella casa dell’au­tore tragico Agatone a celebrazione della sua vittoria nel concorso dramatico, presenta caratteri «teatrali» con quello spettacoloso ar­rivo d’Alcibiade ubriaco e coronato di fiori, che pronunzia l’elogio di Socrate. I nostri specialisti citeranno altri testi ed esempi di for­me poetiche e lirico-musicali che allietavano i banchetti, accompa­gnate dal suono dei flauti e dalle danze dei professionisti, e i canti corali in cui tutti i commensali diventavano «attori».

Fra gli esempi celebri della letteratura latina, tutti ricordano la CoenaTrimalchionis nel Satyricon di Petronio, in cui l’anfitrione, diventa il protagonista della festa conviviale e il coro è costituito dai suoi servi, mentre, sul piano dello spettacolo vero e proprio, si succedono le esibizioni di danzatori, giocolieri, acrobati.

L’evoluzione dei generi di trattenimento, collegati con le feste del tumultuoso periodo del declino dell’Impero e dell’età delle inva­sioni dei popoli nordici, è documentata, come disse per primo il Muratori, dai documenti ecclesiastici di condanna, es pressi dai Concilii, dai Sinodi e dai continui interventi dell’autorità della Chiesa orientale ed occidentale.

Il divieto, reiterato, dai primi secoli fino all’età feudale ed ol­tre, agli ecclesiastici di assistere agli spettacoli conviviali che segui­vano le cerimonie nuziali «Non intervengano a spettacoli e a feste, si tengano lontani dai banchetti disonesti e turpi» (Concilio di Ma­gonza 813), ci consente di intravedere anche gli «operatori dello spettacolo», definiti con gli antichi termini classici di scurra, mi­mus, choraules, histrio… e di comprendere i caratteri scanzonati, parodistici, licenziosi e talora osceni di quei trattenimenti. Ci sono sempre eccezioni autorizzate, come nel caso della Cena Cypriani che offriamo come esempio caratteristico e grandioso del «mimo conviviale», rappresentato alla Corte Papale di Roma nel 876, al tempo di Papa Giovanni VIII e di Carlo il Calvo, si tratta di uno spettacolo surreale in cui agiscono, in una geniale confusione, i personaggi principali della Bibbia, accostati fra loro in un’immagi­naria occasione: il banchetto di nozze di un misterioso e ignoto re Gioele.

Gli studiosi conoscono il testo, il pubblico è invitato a leggere il copione con la traduzione a fronte; nessuno da più di mille anni, no­nostante il successo che il testo ebbe nelle varie scuole monacali ed ecclesiastiche medioevali, l’ha mai visto rappresentato; il nostro convegno offre quindi, agli studiosi come al pubblico, un’esperien­za davvero straordinaria. Il costume delle rappresentazioni convi­viali continuò, come ci diranno i nostri docenti, durante l’età della formazione delle prime monarchie nazionali; fra le molte testimo­nianze iconografiche abbiano scelto quella, suggestiva, che figura sul nostro manifesto e sui programmi: il banchetto di Carlo V di Francia che, nel 1378, riceve il Sacro Imperatore e i suoi figli; gli at­tori recitano davanti alla mensa la conquista di Gerusalemme ad opera di Goffredo di Buglione.

Le esperienze a livello europeo si moltiplicano, anche in Italia durante la vita fastosa delle Signorie e dei Principati si svolsero, co­me tutti sanno innumerevoli spettacoli conviviali, da quelli dei Ria­rio cardinali romani del ‘400 a quelli dei nobili principi delle corti del Nord. E certo qui verranno ricordati gli interventi di grandi ar­chitetti e «apparatori di spettacoli» come Leonardo da Vinci.

Era mio compito, solo, riproporre all’attenzione degli ascolta­tori l’ampiezza affascinante del fenomeno osservato in alcuni notis­simi punti della letteratura, della storia e dell’arte. Ai nostri illustri ospiti, ora, il compito più impegnativo e cultu­ralmente rilevante di illustrare il fenomeno osservato in dettaglio e nelle sue relazioni con la vita culturale e il costume del tempo. Sarà certo, anche quest’anno, un’occasione di arricchimento intellettua­le per tutti noi, e già pregustiamo, dopo avere ascoltato le relazioni, di poterle meditare pubblicate, come di consueto, negli Atti di que­sto convegno. Sarà un altro volume, il VII, di questa nostra fortuna­ta collezione di studi sul teatro medioevale, che è diventata ormai, un punto di riferimento serio per studiosi e uomini di cultura. Allo stesso modo pregustiamo la possibilità, che sarà concessa anche a coloro che non saranno presenti a Viterbo in questi giorni, di rive­dere lo spettacolo filmato a colori, come tutti quelli realizzati in questi anni, ultimo titolo di una cineteca dello spettacolo medioeva­le di cui siamo particolarmente fieri.

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