1988 XII° Convegno di Studi

MINISTERO BENI CULTURALI E AMBIENTALI – UFFICIO CENTRALE PER I BENI LIBRARI E GLI ISTITUTI CULTURALI & MINISTERO TURISMO E SPETTACOLO & ENTE TEATRALE ITALIANO & COMUNE DI ROMA – ASSESSORATO ALLA CULTURA

DIAVOLI E MOSTRI IN SCENA DAL MEDIOEVO AL RINASCIMENTO

ROMA 30 GIUGNO – 3 LUGLIO 1988

CENTRO STUDI SUL TEATRO MEDIOEVALE E RINASCIMENTALE

 

PROGRAMMA

Giovedì 30 Giugno

Ore 10.00

Inaugurazione del Convegno

Consegna dei premi ai vincitori delle Borse di Studio

Introduzione ai lavori di FEDERICO DOGLIO Direttore del Centro di Studi sul Teatro Medioevale e Rinascimentale

Relatori

CHRISTIAN BEC, Diables et monstres en Occident au Moyen Age et à la Renaissance: le point de la question.

ALBA MARIA ORSELLI CARILE, Tipologie demoniache nel Tardo Antico.

Ore 16.00

Ripresa dei lavori

CLAUDE KAPPLER, L’Apocalypse de Paul, une grande fresque dramatique du Tardo Antico: prélude aux mises en scène médiéuales du diable et de la mort.

MASSIMO OLDONI, Gli “irregolari” in piazza e la grande paura del Medio Evo spettatore.

NINO BORSELLINO, Ludi demoniaci della Divina Commedia.

Ore 21.30 TEATRO «LA SCALETTA» (Via Collegio Romano, 1)

Proiezione del filmato “Guarda bene, disciplinato …”.

Venerdì 10 Luglio

Ore 9.30

Prosecuzione dei lavori

Relatori

ANNA CORNAGLIOTTI, I diavoli nel teatro italiano dalle origini al XVI secolo.

MARCO PICCAT, «Quomodo cecidisti de caelo, Lucifer, qui mane oriebaris» (Is. XIV, 12).

CRISPINO VALENZIANO, Uomini e mostri tra diavolo e sinlogia, simbolo e dialogia.

Ore 16.00

Ripresa dei lavori

DANIEL ARASSE, La pittura e il ritratto del dialovo.

LUIGI ALLEGRI, Hec laus Sabbati sancti: la discesa di Cristo all’Inferno tra rapporto con le fonti e ipotesi di rappresentazione.

Ore 21.30 SALA UMBERTO

«Infernus» a cura della Compagnia «Il Baraccone», regia di Luigi Tani.

Sabato 2 Luglio

Ore 9.30

Prosecuzione dei lavori

Relatori

NICASIO SALVADOR-MIGUEL, Animales fantásticos en La Celestina.

TERESA FERRER VALLS, La representación del mal en el teatro religioso del siglo XVI: el Códice de Autos Viejos.

Tavola rotonda su «Infernus» con la partecipazione del regi­sta e degli attori.

Ore 16.00

Ripresa dei lavori

GUIDO ALMANSI, L’indirizzo della strega.

MARZIA PIERI, L’evoluzione del personaggio del “satire” tra ‘400 e ‘500.

  1. T. JONES-DAVIES, Le diable gagnant ou perdant dans le théâtre élisabéthain et jacobéen.

Ore 21.30 SALA UMBERTO

«Infernus» a cura della Compagnia «Il Baraccone», regia di Luigi Tani.

Domenica 3 Luglio

Ore 10.30

Tavola rotonda sul tema del Convegno, con la partecipazio­ne di GUIDO ARISTARCO, EUGENIO CORSINI, GIORGIO PETROC­CHI e GIUSEPPE ROCCA.

Ore 21.30 SALA UMBERTO

«Infernus» a cura della Compagnia «Il Baraccone», regia di Luigi Tani.

 

Introduzione del Prof. Doglio

Grazie al prof. Brezzi, e subito un breve accenno ai piccoli disguidi che sono accaduti negli ultimi giorni: le sedie portate via, quest’aula contestata ed il pericolo di dover tenere il convegno in piazza; può accadere, anche a Roma, dopo aver preparato per me­si i lavori. Si dice che il diavolo mette la coda e stavolta l’ha mes­sa davvero; questo personaggio, forse, bisogna lasciarlo tranquil­lo. Sentiremo che cosa succederà al prossimo convegno di Torino sull’argomento.

In ogni modo, io vi do il benvenuto; ringrazio il prof. Brezzi per le parole molto gentili, molto generose che ha voluto indiriz­zare a me ed a tutti i miei collaboratori, che le meritano perché si impegnano strenuamente in questa operazione che è sempre gra­devolissima e rischiosissima. Gradevolissima perché è sempre bel­lo fare una cosa che piace; cosa c’è di meglio nella vita di un lavo­ro che è anche un gioco? Non è importante guadagnare molto, avere dei titoli, quanto fare un lavoro che piace; noi, per essere in tale situazione, siamo fortunati. C’è però l’avventura delle istituzioni, delle frizioni, delle viscosità dell’ambiente romano, che io scherzosamente, da buon nordico, definisco la «palude romana»; in es­sa ognuno di noi arranca per tenere fuori la testa e cerca di fare le cose che abbiano un senso. La palude, come tale, risucchia e fa abbandonare ogni entusiasmo; ci vuole molta for za per andare controcorrente e tale sforzo è quello che ci costa di più.

Siamo riusciti quest’anno a varare un convegno, come diceva il prof. Brezzi, in metà tempo degli altri anni; abbiamo dovuto, poi­ché il Ministero dello Spettacolo, cui va tutto il nostro ringrazia­mento perché è il nostro sovvenzionatore principe, ci ha chiesto di omologare le iniziative all’annata teatrale, non più a quella solare. Legittima richiesta, ma ci ha costretto ad anticipare il nostro conve­gno di quattro mesi; d’ora in poi, comunque, esso si terrà sempre in questo periodo dell’anno. Il paradosso vuole che, pur essendo noi un gruppo di professori e pur essendo il nostro un Centro Studi, esso non sia sovvenzionato da un ministero come quello della Pub­blica Istruzione, ma da quello dello Spettacolo, come teatranti, dun­que, dobbiamo stare al gioco del teatro. Lo spostamento delle date ha portato al miracolo, dovuto alla dott.ssa Chiabò, di riuscire a pub­blicare in tempo il volume degli Atti, bello in sé, ma anche per la puntualità dell’uscita che stupisce finanche gli stranieri.

Il nostro, sapete, è un convegno nel quale c’è anche lo spet­tacolo, e proprio per questo esso è stato molto travagliato. L’idea mi era venuta da tanti anni, vista la grande presenza di diavoli – mostri un po’ meno – in tutta la letteratura medioevale; in ogni caso mi affascinava l’idea di mettere in scena un testo laico con il mostro in palcoscenico. Purtroppo la nostra possibilità e la nostra fragilità organizzativa, il costo dell’allestimento di un mo­stro in scena ci hanno sconsigliato di farlo e siamo ripiegati, mi auguro in modo dignitoso, su un tema che era già stato sfiorato negli anni precedenti. Stasera chi vorrà è invitato, come da pro ­gramma, al teatro «La Scaletta» ricavato da un antico oratorio ge­suitico, dove proietteremo, grazie all’ aiuto di alcuni collaborato­ri, il film «Guarda bene disciplinato». Voi sapete che noi registriamo tutti gli anni i nostri spettacoli; è titolo di fierezza questa cineteca unica in Europa, frutto di un’esplorazione portata avanti da dodi­ci anni, cui si aggiungono anche i doni di altri colleghi che saltuariamente agiscono in varie università europee. In tutto i titoli so­no ventidue, saranno ventitré con quello di quest’anno. È un gra­ve impegno economico al quale continuiamo a tener fede perché teniamo all’idea, tradotta in video perché sia più trasportabile lad­dove teniamo le nostre conferenze, come sanno alcuni colleghi che ci hanno gentilmente invitato.

Lo spettacolo di quest’anno è rappresentazione di una lauda drammatica perugina della fine del ‘300, appunto Infernus. Ab­biamo pensato a questa soluzione perché rispondeva almeno ad uno dei termini del nostro convegno: diavoli e mostri in scena. Questa sera, dicevo, vedrete uno spettacolo che lo stesso regista Tani fece alcuni anni fa, a Viterbo, nella cripta della Cattedrale, uno spettacolo che per me è uno dei più interessanti, perché è esem­plificativo dell’evoluzione della drammaturgia delle Confraterni­te, che da fatto rituale, penitenziale, diventa lentamente fatto dram­maturgico e poi fatto teatrale, tra virgolette. Allora Tani ci diede il Giudizio Universale, della fase finale di questa evoluzione. Vi è, naturalmente, la scena di Cristo giudice e poi dei demoni e dei dannati; così questo spettacolo delle Confraternite ci farà entrare nel clima del demoniaco.

Dobbiamo dire che la nostra attività quest’anno presenta una sorpresa, che è venuta in queste ultime settimane, da dieci giorni a dire il vero: l’invito dell’Ente Provinciale del Turismo di Viter­bo a concludere questo nostro convegno a Bomarzo, dove si trova la Villa dei Mostri, costruita nel Rinascimento dal principe Orsi­ni. La visita è un completamento divertente e, mi auguro, grade­vole per i critici e per gli invitati.

I mostri dunque faranno la loro comparsa domenica e noi sa­remo risucchiati in quella atmosfera del Viterbese dove cominciò a vagire la vita del nostro Centro Studi; come voi sapete, il Cen­tro nacque a Viterbo e, per dieci anni circa, ha avuto là la propria sede. Le vicissitudini politiche della provincia italiana ci hanno poi creato delle difficoltà per cui abbiamo fatto la scelta romana, che è gradevole, anche se in una città grande come Roma è più complicato operare. Ricordo poi che il problema dell’ambiente, dello spazio scenico era là straordinariamente ben risolto, mentre qui, ogni volta, andiamo incontro a dei compromessi. Non ho al­cuna difficoltà a dire, perché lo vivo in prima persona, che non siamo riusciti quest’ anno a prenotare un chiostro, dove una rap­presentazione religiosa avrebbe la propria sede naturale. I chio­stri sono prenotatissimi dai parroci stessi, i quali ospitano matri­moni sontuosi ogni giorno; risorse economiche cui le chiese non possono rinunciare. Sono prenotati, un anno per l’altro, da asso­ciazioni musicali, anche i chiostri romiti; quindi noi a Roma, grande città e di grandi possibilità, abbiamo paradossalmente’, più diffi­coltà che in un piccolo centro. Ciò vuol dire che dovremo conti­nuare ad occuparci di tutto con anticipo; quest’anno lo spostamento dei tempi ci ha creato difficoltà ed il parlarne serve a spiegare che questo nostro è un convegno che si fa tra amici interessati alla ma­teria e che, io ne sono convinto e lo dico sempre ai miei allievi, le difficoltà della pratica teatrale, dell’operare in scena sono al­trettanto importanti e forti, se non di più, di quelle dell’operare in biblioteca. Chi si occupa di teatro medievale e rinascimentale o anche contemporaneo, deve sapere che fare teatro vuol dire af­frontare simili problemi.

Passiamo ora ad una parte gradevole, che è quella del contat­to con i giovani, che si traduce in un concorso e in un premio che continua a esistere anche grazie ai nostri colleghi che insegnano Storia del Teatro in tutte le università italiane; in attesa di tra­sformare il premio estendendolo in ambito internazionale. Sareb­be bene che chiunque studi il teatro di area italiana, sia medievale che rinascimentale, anche in un’università straniera, possa avere un simpatico riconoscimento da parte nostra; è certamente uno dei progetti che dobbiamo attuare, con 1’aiuto del Comitato scien­tifico e di qualcuno che voglia darci qualche buon consiglio.

Intanto abbiamo da festeggiare oggi le due vincitrici; sono due donne, segno del fatto che il flusso di cultura femminile sta occupando nel nostro paese non soltanto le scuole, ma ora anche le università, le carriere di magistrato, la politica. Anche i mana­gers di grandi aziende e di grandi società italiane sono donne e questo ci fa piacere. Sembra quest’anno, alla vista dei risultati, che in percentuale questa ricchezza finisca per prevalere; non era­no moltissime le candidature ma le donne hanno vinto. Una delle vincitrici è fiorentina, legata alla scuola instaurata, con tanto onore e con tanta serietà, dal compianto Ludovico Zorzi; anzi la signora Elvi Zorzi mi affidò alcuni anni fa, come ad uno zio, la tutela di questi giovani, i quali sono troppo bravi per aver bisogno di un tutore. In ogni caso, io faccio quello che posso, anche se c’è là un bravissimo collega, Siro Ferrone, che fa benissimo il proprio lavoro; la mia è soltanto la tutela di uno zio al quale fa piacere che in questa scuola continuino a nascere frutti vivaci ed intelli­genti. L’altra scuola è quella dell’amico Greco, qui presente, che strenuamente, con un coraggio forse superiore al mio stesso, inse­gna Storia del Teatro in quella tumultuosa e grandiosa Università di Napoli dove ci sono sì numerose presenze giovanili, ma nella quale il maestro è lui, solo. Mi ha fatto piacere che quest’anno, per la prima volta, abbiamo avuto da parte loro un invio significa­tivo di tesi, e che una di queste sia stata scelta dalla commissione e dal Comitato scientifico.

Brevemente dunque: abbiamo la dott.ssa Ilaria Ciseri, che ha discusso con il prof. Siro Ferrone, presso la Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Firenze, la tesi: Ingressi trionfali nel Rinascimento. Un lavoro sulle feste trionfali del tempo di Leone X, che comporta un’attenzione critica penetrante, nonché una vali­da descrizione, all’allestimento, all’opera dei committenti, degli artisti; è un importante contributo conoscitivo, come comprova il giudizio dei nostri esperti sia della storia dell’arte sia della sto­ria politica e culturale, per cui la tesi della Ciseri viene ad assume­re nell’ambito delle nostre conoscenze un’importanza rilevante. Mi rallegro perciò con la nostra laureata.

La seconda tesi, della scuola napoletana, è invece della dott.ssa Marina Buonincontro: Teatro, immagine e memoria nelle comme­die di Giambattista Della Porta.

Vi riassumo alcuni brani di un giudizio che è stato dato da uno dei membri del nostro Comitato scientifico: «Un testo di gran­de maturità critica e di ottima informazione bibliografica; invece di essere, come poteva rischiare, un lavoro meramente compilato­rio, esso presenta aspetti insoliti ed innovativi. Molto interessan­te, dice il nostro collega, la capacità di movimentare perfino l’ap­pendice bibliografica e di trovare raccordi tra l’attività teatrale e la vita culturale di questo scrittore, di questo intellettuale, di que­sto artista e genio della cultura».

La dott.ssa Marina Buonincontro è pregata di venire qui per essere premiata come merita.

Questo momento della premiazione è il più simpatico perché è dei giovani, che sono l’obiettivo reale del nostro lavoro. Spesso io devo spiegare alle persone che cosa sia questo nostro centro, quali ambizioni, quale utilità abbia. Io continuo a sostenerne l’u­tilità mancando una struttura culturale migliore della nostra, che esplori metodicamente tutto l’universo della vita dello spettacolo che intercorre tra la caduta dell’Impero Romano e, diciamo, la sco­perta dell’America; noi ci sentiamo estremamente impegnati in que­sto lavoro, che è italiano ma è anche europeo. Infatti l’interesse degli stranieri per il nostro lavoro è eminente proprio per la ragio­ne che si sentono completamente illustrati da esso. L’unità euro­pea di cui tanto si parla, cui faceva cenno il prof. Brezzi prima, è un fatto di oggi ma è soprattutto un fatto di allora, in quanto -non per la maturità dei cittadini, poiché forse siamo più matu­ri oggi -allora era effettiva: unità di lingua e di cultura, anche se in un’Italia che non era popolare e democratica come l’attuale. Sappiamo di appartenere ad una cultura comune, sappiamo che le esperienze italiane si riflettono nella Spagna abbiamo qui dei colleghi spagnoli illustri che lo possono testimoniare -, si riflet­tono negli scambi tra la Spagna e l’Italia, come in quelli tra l’Ita­lia e la Germania, la Francia o altre nazioni.

La vita europea è dunque fertile e viva ed è tutta da esplora­re; ogni volta che qualcuno di noi si impegna su uno di questi te­mi, si accorge di quanto poco conosca la realtà della cultura, della propria stessa cultura, all’interno dell’esperienza del teatro. Io pen­so che dovremmo fare, anche i più giovani di noi naturalmente, un’esplorazione a tappeto, perché moltissime cose giacciono nei nostri archivi, pubblici e privati, e moltissime esperienze e docu­mentazioni sulla vita dello spettacolo sono ancora da illustrare. Il lavoro da fare è immenso, non è affatto esaurito, e chi avrà la for­za di farlo lo continuerà a vantaggio di tutti.

Dicevo all’inizio, un po’ scherzando, che il diavolo ha messo la coda nel nostro convegno. In realtà il programma, che io feci fare dopo numerosi contatti ed infinite conversazioni telefoniche, è stato travolto da una specie di tempesta; abbiamo delle illustri assenze, cui facciamo fronte con il lavoro di alcuni colleghi che hanno comunque mandato i testi che potremo leggere; altri rela­tori ci sono mancati per colpa non certo loro ma di circostanze, familiari o altro e non sono presenti. Con nostro dispiacere, per­ché queste persone sono state cercate per l’Europa, con l’aiuto di colleghi, una per una. Abbiamo però trovato la soluzione minima­le perché il nostro convegno prenda quota ed inizi il proprio lavo­ro scientifico questa mattina.

Il collega Massimo Oldoni, pro-rettore dell’Università di Sa­lerno ed illustre studioso della letteratura medievale, che tutti voi conoscete, è stato così gentile da accettare di iniziare i lavori, an­che se il suo nome non figurava al primo posto nell’elenco dei re­latori. Questo, infatti, è compilato in base alla strutturazione dei nostri lavori: un discorso diacronico che affronti il problema del demoniaco dal mondo antico, classico, fino al mondo moderno, per poi arrivare, ovviamente, alla definizione di un’esperienza di tipo drammaturgico. Per questo motivo io avevo chiesto, ai colle­ghi che vedete figurare ai primi posti dell’elenco, le loro compe­tenze e le loro relazioni per questa mattina. Fortunatamente il col­lega Oldoni è anche un esperto di tale universo; la sua relazione ha un proprio titolo e tema, ma è anche un ottimo avvio per i no­stri lavori.

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