1976 I° Convegno di Studi

ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO – VITERBO & CENTRO DI STUDI SUL TEATRO MEDIOEVALE E RINASCIMENTALE

DIMENSIONI DRAMMATICHE DELLA LITURGIA MEDIOEVALE

VITERBO, 31 maggio, 1-2 giugno 1976

PROGRAMMA DEL CONVEGNO

LUNEDI 31 MAGGIO

Ore 9,30 Sala delle Conferenze dell’Amministrazione Provinciale (Via Saffi).

Apertura dei lavori

Saluto del Dott. Italo Arieti, Presidente dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo, del Dott. Rosato Rosati, Sindaco di Viterbo e del Dott. Claudio Bevignani, Presidente dell’Ammi­nistrazione Provinciale di Viterbo.

Introduzione ai lavori del Prof. Federico Doglio, Direttore del Cen­tro di Studi sul Teatro Medioevale e Rinascimentale.

Relazioni e comunicazioni

WALTHER LIPPHARDT, Der dramatische Tropus, Fragen des Ursprungs, der Ausführung und der Verbreitung.

RITVA JONSSON, L’environnement du trope “Quem quaeritis in sepulchro”. Aperçu des tropes du propre de la semaine paschale.

MICHEL HUGLO, L’intensité dramatique de la liturgie de la semaine sainte.

DOMENICO SARTORE, L’«Adoratio crucis» come esempio di progressiva drammatizzazione nell’ambito della liturgia.

JORDI PINELL, Il Venerdì Santo nelle antiche liturgie ispaniche.

ADRIEN NOCENT, L’expression dramatique dans la liturgie de la Réconciliation.

BURKARD NEUNHEUSER, Die Römische Liturgie in ihren Beziehungem zur frankisch-germa­nischen Kultur und der Tropus.

EUGENIO COSTA jr., L’evoluzione del canto liturgico come antefatto al dramma medioevale.

Ore 21 Chiesa di San Sisto (Porta Romana)

1a Liturgia:

  • Reconciliatio Paenitentium.
  • De Solemni Actione Liturgica Postmeridiana in Passione et Mor­te Domini.

MARTEDI 1° GIUGNO

Ore 8,30 Chiesa di San Sisto

2a Liturgia:

  • Adoratio Crucis secundum «Regularis Concordia».
  • Planctus Mariae et aliorum in die Parasceven.
  • Depositio.

Ore 10 Sala delle Conferenze dell’Amministrazione Provinciale

Prosecuzio­ne dei lavori.

Relazioni e comunicazioni

RAFFAELLO MONTEROSSO, Testi drammatici nel MS lat. 1139 della Bibliothèque Nationale.

GIUSEPPE VECCHI, Liber ordinarius e regia nell’uffizio drammatico.

VITTORINO GROSSI, Melitone di Sardi, Perì Pascha 72-99, 523-763 1, (sull’origine de­gli Improperia nella liturgia del Venerdì Santo).

BRUNO LUISELLI, Omilia e dramma sacro.

JOHANN DRUMBL, Drammaturgia medioevale.

GIULIANO GASCA QUEIRAZZA, Le vicende evangeliche nel gesto e nell’azione liturgica secondo Siccardo di Cremona.

ALFONSO M. DI NOLA, Intervento.

GIULIO CATTIN, Testi melici e organizzazione rituale nella processione fiorentina di depositio secondo il manoscritto 21 dell’Opera di Santa Maria del Fiore.

ALBERTO GALLO, Gli uffici drammatici polifonici della cattedrale di Padova.

AGOSTINO ZIINO, Note sulla diffusione del tema «Quem quaeritis» in area italiana.

FRANCO DEMARCHI, Una prospettiva sociologica sull’evoluzione della liturgia medioevale in teatro religioso.

Ore 21 Chiesa di San Sisto

3a Liturgia:

  • Ad Vigiliam Paschalem.
  • Visitatio Sepulchri.

MERCOLEDI 2 GIUGNO

Ore 10 Sala delle Conferenze dell’Amministrazione Provinciale

Conclusioni e chiusura dei lavori.

 

Introduzione del prof. Doglio

Lo stato d’animo con cui do inizio ai lavori di questo primo Con­vegno Internazionale è di fervida attesa, di commossa aspettativa. È, infatti, sul punto di realizzarsi un progetto, concepito un anno fa, fra i componenti di questo viterbese Centro di Studi sul Tea­tro Medioevale e Rinascimentale, un progetto ideale di notevoli am­bizioni, in una nazione come la nostra, di grandi tradizioni ma di fragili strutture culturali quello di restaurare una serie di opere d’ar­te drammatica, grazie al duplice, complementare apporto di studiosi e di interpreti qualificati.

L’ormai secolare distacco che si lamenta fra gli studiosi di teatro e gli uomini di teatro italiani, è la causa principale della debolezza della nostra tradizione teatrale , una tradizione che, dai Drammi Li­turgici ai testi di Pirandello, conta innumerevoli capolavori ma non possiede un luogo, una sede autorevole per metterli in scena con quella dignità e quella continuità che appunto consentono in altri paesi, il radicarsi e il realizzarsi di una vera vita di rapporto col pubblico, quindi, di un’autentica cultura.

Studiando la storia dei nostri Teatri Stabili, cioè degli enti pub­blici sorti dopo il 1947, con fini prevalentemente culturali, sostenuti col danaro dei cittadini e, in qualche caso, diretti da registi di no­tevole personalità, osserviamo che questi teatri non solo non hanno adempiuto al compito di allestire i principali testi del nostro reper­torio, ma non si sono posti neppure seriamente il problema. Ad ec­cezione di Orazio Costa che, intorno agli anni ’50, lavorò continuati­vamente su Alfieri, come De Bosio sul Ruzante, soltanto Strehler e Squarzina, attualmente, danno rilievo al repertorio goldoniano, nel­l’ambito della varia programmazione dei loro teatri. Evidentemente manca l’apporto dialettico degli uomini di cultura militanti, ma più ancora manca la richiesta di un pubblico, che dovrebbe apprendere dalla scuola quel gusto per il teatro, che è invece, tuttora, materia ignorata dai nostri ordinamenti scolastici.

L’attività teatrale nel nostro paese è, quindi, caratterizzata più dagli estri geniali di alcuni registi o dalle iniziative occasionali di alcuni impresari, che da una responsabile programmazione culturale in funzione del pubblico.

In questo contesto ci troviamo, quindi, ad operare controcorrente, ed è una condizione stimolante per chi crede che il teatro sia, non già un trattenimento evasivo per la borghesia benestante delle città, ma un evento interpersonale di alto contenuto educativo, so­prattutto nella nostra epoca, l’epoca dei mass-media tanto spesso alienanti e massificanti. Recuperare il significato dell’evento, che si realizza fra persone, unitesi per riflettere sui grandi temi dell’esi­stenza umana, quindi per compiere insieme un’esperienza di vita mo­rale, civile, estetica, per conseguire comunque un acquisto interiore, questo ci sembra essere il compito assegnato al teatro drammatico nel nostro tempo.

In questa prospettiva si colloca, senza illusioni ma senza cedi­menti al conformismo delle mode intellettuali correnti, il nostro la­voro. Esso comincia col tentativo di mettere in luce un momento fon­damentale della storia del nuovo teatro europeo, il momento del rito-spettacolo, che germina in varie comunità conventuali dell’Europa cristiana, fra il X e il XII secolo, fiorendo sul tronco del latino ec­clesiastico dell’Ufficio e sull’onda del suggestivo canto monodico gre­goriano. È un momento complesso, della cultura europea, perché alla nascita e allo sviluppo dell’”Ufficio drammatico” contribuiscono fat­tori e motivi diversi, è un nodo problematico, che deve essere affron­tato e sciolto da specialisti di diverse materie: musicologi, liturgi­sti, linguisti, studiosi di drammaturgia medioevale. Accettando il no­stro invito, studiosi illustri di diverse nazioni e di varie parti d’Ita­lia, ci recano i contributi della fondazione teoretica, dell’informa­zione storica e della documentazione, che consentono di impo­stare scientificamente la proposta e la ricerca di un tema che, nel nostro Paese, non era stato mai illustrato con la ricchezza d’ap­porti interdisciplinari, che è evidenziata dai titoli delle relazioni di questo Convegno.

Sullo stesso piano di ricchezza e di utilità è da valutare il con­tributo che viene offerto dal Coro dei Benedettini di S. Anselmo, i quali, accettando di eseguire, in occasione del Convegno, brani li­turgici significativi del Triduo Pasquale, ce le restituiscono nell’ori­ginaria esecuzione e con l’assistenza di Costa ci consentono di partecipare, nella Chiesa romanica di S. Sisto, ad un’eccezionale esperien­za di liturgia medioevale, una liturgia intensamente drammatica, che culmina poi, nella finale “In Resurrectione Domini repraesentatio”, che ci appare come il frutto maturo della drammaturgia ispirata dai riti della Settimana Santa.

Dicevo, all’inizio, di una mia fervida attesa, è attesa che, anche col nostro contributo, si possa iniziare un nuovo corso della vita della cultura e della pratica teatrale italiana, quel corso che nel 1926, Paolo Toschi auspicava, concludendo la Prefazione del suo L’anti­co dramma italiano: “Se si è già fatto rivivere, fra i pochi ruderi di teatri romani che ancora ci rimangono, l’antico dramma classico, a maggior ragione noi ci auguriamo che tornino a rappresentarsi le nostre devozioni medioevali; tutte, possiamo dire, le chiese, che costituiscono il loro naturale ambiente scenico sono ancora in piedi, intatte e belle come allora, più belle per il colore del tempo ac­quistato durante i secoli, con il loro meraviglioso patrimonio di sculture, di mosaici e di affreschi. Ci sarà, così dato di vedere risorto a nuova vita il nostro antico teatro religioso con la schiera pitto­resca dei suoi personaggi…”.

Proprio seguendo la linea culturale del Toschi, studioso di tra­dizioni popolari, noi desideriamo che questo nostro incontro non sia un simposio esoterico fra i soli “addetti ai lavori “, bensì segni l’inizio di un itinerario che ci porti, insieme al pubblico colto, agli studenti e agli operatori di teatro, all’effettivo recupero e rilan­cio, nell’area del teatro militante, di testi ignorati e dimenticati e di modi interpretativi obsoleti, nonostante la loro potenziale espressi­vità, dalle varie strutture del teatro ufficiale. Per questo fine appare preziosa la competente presenza dei critici, dei radiotelecronisti, de­gli inviati e corrispondenti dei vari giornali e riviste italiane e stra­niere; ad essi spetta il compito di comunicare largamente il senso di questo nostro lavoro e dei suoi obiettivi.

Aggiungo ancora che, affinché i contributi degli studiosi possano essere conosciuti e diffusi, si provvederà alla pubblicazione di un Annuario che, ogni anno, comprenderà i testi delle relazioni, delle comunicazioni pronunziate nel corso del Convegno stesso, oppure in­viate successivamente. Con la stessa cura verranno registrate le “rap­presentazioni” (mediante pellicola o nastro televisivo), perché l’ecce­zionale ed effimera vita dello spettacolo non vada dispersa ma sia filmata, fissata e documentata nel migliore dei modi, per poter essere fruita, in seguito, da tutti coloro che lo desidereranno.

A questo punto devo soltanto aggiungere i ringraziamenti, anche a nome del Comitato Scientifico del Centro, di cui faccio parte, rin­graziamenti alle Autorità, agli studiosi italiani e stranieri, ai Padri Benedettini e ai critici, a ciascuno dei partecipanti, formulando l’au­gurio che queste giornate siano per noi un’occasione di crescita e di vicendevole arricchimento.

Con questa mia chiacchierata termina la parte introduttiva del Convegno e, fra qualche secondo d’intervallo, inizia la parte d’im­pegno scientifico.

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